Gli rubano la macchina e poi per fargliela riavere indietro, chiedono in cambio anche dei soldi: le intercettazioni non mentono.
E’ una storia che ha davvero dell’incredibile e che racconta una sorta di nuovo business che sempre essere sul punto di espandersi sempre di più, pare infatti che questo tipo di attività porti ogni anno nelle tasche della camorra fino a dieci milioni di euro.
Ad avere svelato il tutto è stata una lunga indagine portata avanti dalla Repubblica.it: “Il cavallo di ritorno è una pratica illegale che prevede il pagamento di un riscatto da parte di chi ha subito un furto per riottenere la refurtiva”. Si chiama proprio cosi il Cavallo di ritorno e almeno per il momento pare essere una pratica molto diffusa nella zona di Napoli e per la precisione a Secondigliano dove, sempre secondo quanto riporta il quotidiano: “Secondo un pentito, la voce più importante del bilancio dei clan dopo il traffico di droga”.
Cerchiamo però di approfondire l’argomento, sulla questione infatti oltre alle ricerche ci sono state tantissime indagini e intercettazioni che hanno davvero lasciato di stucco.
Rubano le macchine e chiedono soldi in cambio: le intercettazioni li inchiodano
Come accennato prima, si tratta ormai di un vero e proprio business che sta prendendo sempre più piede in particolare nella zona di Napoli, ad avere incastrato però i protagonisti di questa vicenda, proprio come riporta Repubblica.it, sono state le intercettazioni che ormai sono pubbliche poiché gli imputati sono già stati condannati in primo grado a dieci anni di reclusione.
“Il telefonista comincia a parlare con gentilezza, ma diventa subito brusco se coglie un’indecisione da parte del suo interlocutore. E lo minaccia. Insiste perché la riconsegna dell’auto avvenga sempre nelle stesse strade (“a piazza Garibaldi non ci vengo”), pretende l’intervento di un intermediario (“un amico bravo”) della sua zona o di quelle controllate da bande alleate che faccia da garante. E, se lo fanno arrabbiare, non esita a rivelare la vera dimensione dell’affare. Dice: “Fratello mio, da noi vengono cento cristiani al giorno e il problema te lo stai creando solo tu”. Ma non è ancora tutto, Repubblica.it riporta ancora: ” Il delinquente parla addirittura con il tono perentorio di un manager, se la telefonata non va subito per il verso giusto. Che cosa pensa la povera vittima, che lui sia un ladro o un rapinatore? Nemmeno per sogno. Ecco l’idea che il “cavallaro” esprime al telefono: “Sfortunatamente facciamo questo mestiere perché fatica non ce ne sta, non siamo ladri e non siamo rapinatori. Noi le macchine le compriamo. Io ti apprezzo, perché lavori, ma anche tu dovresti apprezzare me”.
Una storia che ha davvero dell’incredibile, considerando anche che le vittime, forse anche per paura, si mostrano subito disponibili a pagare quanto richiesto e di seguire anche tutte le istruzioni che gli vengono fornite per poter riavere la propria auto.
Pare che le tariffe standard siano: 1500 euro per riavere un’utilitaria, 2500 per una macchina di media cilindrata, 5 mila per un fuoristrada o un’auto di lusso. Una volta avvenuto il pagamento, le auto vengono riconsegnate in una zona diversa da quella in cui è stata sottratta, tra le scelte: Capodichino, Secondigliano, Scampia, Chiaiano, Ponticelli, Casavatore, Arzano e l’area degli “scassi”.