I pallini sparati in faccia, la denuncia e l’accusa: “Non andrò via ma sono molto cambiata, non riesco ad insegnare come facevo prima”.
Una storia ormai nota, finita sui quotidiani ma prima ancora su TikTok, che spesso svela anche storie assurde e fatti di cronaca molto gravi.
Sono passati tre mesi da quell’episodio nell’Istituto Viola Marchesini di Rovigo, in cui Maria Cristina Finatti, insegnante di Scienze, è stata colpita con alcuni pallini di gomma, sparati dagli alunni. Alcuni l’hanno quasi colpita agli occhi, ma oltre al rischio è il gesto ad aver lasciato una traccia pesante nella sua lunga carriera. La professoressa ha deciso di denunciare, e in una lunga intervista al Corriere della Sera ha raccontato di essere profondamente cambiata.
“Erano uniti – ha ammesso –, compatti, si è trattato di una vera e propria imboscata. Ho chiesto loro di mettere via i telefonini e mi è stato risposto che sarebbero stati posati sul davanzale. Erano però accesi per riprendere la scena, e poi alla fine della lezione hanno sparato ancora. In pochi secondi i video erano già online”. Ci fu un alunno solo a prendere le distanze. “L’ho sentito chiedere il perché del gesto, e dire agli altri di non sparare. Lo hanno insultato”. Il clima, secondo la professoressa, è pericoloso, e la storia si allarga.
Nell’intervista al Corriere della Sera la professoressa ha spiegato di aver pensato di lasciare la scuola, sottolineando di aver ricevuto la solidarietà da parte di tutti gli insegnanti e di molti alunni. Per gli autori del gesto non c’è stata però alcuna sospensione perché un genitore ha bloccato tutto, evidenziando un errore nella trascrizione della punizione per i ragazzi. “Ho ricevuto scuse solo da un genitore – ha ammesso –, dove sono finiti tutti gli altri? Sono passati tre mesi, e un modo per scusarsi si poteva trovare. Non lo hanno fatto perché non lo ritengono importante, ma la cosa più brutta è sentirmi dire che non sono una buona insegnante perchè non sono in grado di tenere buona la classe, come se la colpa fosse mia”.
Arriva quindi la denuncia. “La loro omertà è pericolosa, ora qualcuno farà capire loro di aver sbagliato”. C’è però chi ha trovato il modo di farla sentire meglio, e al termine dell’intervista al Corriere, la professoressa spiega quel gesto semplice ma importante. “Siamo stati in gita all’università di Padova, erano tutti attenti, partecipavano e mi hanno fatto sentire orgogliosa. Saranno loro a salvarmi”.