Uno studio di due ricercatori dell’Università di Nicosia ha rivelato grazie all’utilizzo di modelli di fluidodinamica dove rifugiarsi in caso di esplosione nucleare
C’è sempre chi, per scaramanzia, di certe cose non vuole neppure sentirne parlare, eppure dallo scoppio della guerra in Ucraina non si passa giorno senza ricordare il fardello che incombe sulle nostre teste. Quello della deriva nucleare del conflitto con conseguenze catastrofiche per tutto il pianeta. Ma se davvero decidessero di sganciare una bomba con testata nucleare sull’Italia dove dovremmo ripararci per sopravvivere?
Basterebbe pensare che se una bomba di questo genere dovesse cadere su Roma l’intera popolazione che vive dentro il Grande Raccordo Anulare verrebbe spazzata via. Chi invece vive nella zona appena fuori, chiamata di moderata distruzione, dovrebbe comunque mettersi a riparo e le sue speranze di vita sono attaccate al comportamento tenuto per sfuggire all’attacco atomico. Onda d’urto e vento atomico, o velocità dell’aria, sono pericolosissimi e capaci di sollevare una persona media e scaraventarla a decine di metri di distanza. Il progetto proveniente dall’Università cipriota di Nicosia prova a mostrare con l’utilizzo dei modelli di fluidodinamica dove rifugiarsi nel caso di esplosione nucleare.
A portare avanti lo studio sono stati gli scienziati Ioannis W. Kokkinakis e Dimitris Drikakis grazie all’utilizzo di sofisticati software che hanno simulato con modelli di fluidodinamica gli effetti dell’esplosione di una bomba atomica. Posto che, come detto, chi sfortunatamente si trova nell’epicentro dell’esplosione verrà tristemente spazzato via dalla detonazione, nella zona di moderata distruzione c’è la possibilità di trovare un riparo anche se si è sprovvisti di un rifugio antiatomico. Il progetto ha preso in considerazione gli effetti dell’onda d’urto e della velocità dell’aria senza però tenere in considerazione quelli devastanti delle radiazioni.
La velocità dell’aria che segue l’onda d’urto sarebbe in grado di sollevare le persone e schiantarle contro ogni oggetto circostante con una forza pari a 18 volte il loro peso. Gli effetti potrebbero essere ovviamente mortali, ed ecco perché anche in casa bisognerebbe trovare qualche accorgimento. I due scienziati spiegano che la velocità dell’aria aumenta tanto più quanto subisce delle pressioni che la canalizzano, passando da circa 47 metri al secondo di velocità fino anche ai 180 m/s. Porte, finestre e corridoi sono i luoghi peggiori proprio perché creando quella barriera al vento ne canalizzano la portata.
La conseguenza è che non tutti i posti all’interno di una casa possono essere egualmente sicuri. Nel progetto i due scienziati consigliano allora a chi si trovi nella zona di moderata distruzione, sprovvisti di un rifugio atomico e a prescindere dalle radiazioni, di prediligere delle stanze senza finestre, oppure una parete lontana dai luoghi definiti appunto come pericolosi; anche un’angolo della parete rivolta verso questi elementi potrebbe aiutare a salvare la vita.