9 milioni di edifici su 12,2 milioni non sono in regola con le nuove direttive in arrivo da Bruxelles. Doppia fregatura per gli italiani: o si adeguano o si impoveriranno
La direttiva sulle case green in arrivo da Bruxelles ha fatto andare su tutte le furie la maggioranza, ma non solo. Il rischio di una patrimoniale occulta scorre tra le vie delle nostre città, mentre in arrivo paiono esserci emendamenti ancor più restrittivi. Secondo l’Ance 9 milioni di immobili su 12,2 milioni non è a norma con le nuove regole di matrice europea, ma nel caso di mancato adeguamento oltre alle sanzioni il rischio della perdita di valore dell’immobile è dietro l’angolo.
Mentre a Bruxelles sono in corso le riunioni per discutere del progetto di legge da presentare alla Commissione per l’Industria e l’Energia che si esprimerà il 9 febbraio prima di passare la palla al Parlamento, trapelano le prime indiscrezioni sugli emendamenti alla proposta in arrivo dall’Irlanda. Il passaggio alla classe energetica F dapprima previsto per il 2030 verrà ulteriormente rinforzato dalla discesa alla classe E per arrivare poi nel 2033 alla classe D. Una mission impossible per l’Italia che dovrebbe ristrutturare il 75% dei suoi immobili nel giro di 6 anni con costi insostenibili per i cittadini e per lo stato. La scelta però rischia di diventare un lose-lose. Infatti in caso di mancato adeguamento alla disciplina europea dell’immobile, oltre alle sanzioni, questo perderà di valore comportando in via indiretta comunque un impoverimento dei proprietari.
La discesa alla classe energetica E invece che la F dal 2030 non sembra però l’unico emendamento in negativo in arrivo dalle riunioni di questi giorni. Nel testo presentato dalla Commissione gli interventi definiti di “ristrutturazione profonda” dovevano mirare a rendere gli edifici ad emissioni 0 entro il 2030, ma la scadenza sembra essere stata anticipata al 2027. Pertanto gli interventi per i quali gli Stati sono chiamati ad attuare “speciali misure amministrative e finanziarie” dovranno mirare ad azzerare totalmente le emissioni in un più breve termine con opere di ristrutturazione dalla portata più gravosa ed invasiva ed ovvi costi superiori connessi.
A fronte degli emendamenti peggiorativi del testo che dovrà passare in ogni caso per il Parlamento Europeo dove si prevedono scontri e battaglie, verrà introdotto un margine di flessibilità fino al 15% del totale degli immobili per i quali risulti eccessivamente gravoso l’intervento “per ragioni che includono la fattibilità economica e tecnica e la disponibilità di manodopera qualificata”. Gli stati dovranno comunicare la volontà di partecipare all’esenzione entro il 2026 e questi edifici verranno esonerati dall’adeguamento fino al 2034. Salve invece le case popolari per le quali una disposizione prevede l’esenzione totale nel caso in cui la svolta green dell’edifici dovesse comportare un “aumento del costo degli affitti per gli alloggi popolari”.