Un comportamento che molti di noi praticano senza saperlo, e non è colpa della frenesia moderna che non lascia il tempo di leggere
Tutti acquistiamo e regaliamo più libri di quanto non sia umanamente possibile leggere e nessuno ci trova nulla di male. Al contrario, l’intera industria editoriale si regge, e neppure troppo bene, su questa incongruenza tra il tempo a disposizione e il numero di volumi acquistati.
L’aspettativa di vita media nel mondo occidentale si aggira intorno agli ottant’anni, in ogni anno ci sono 52 settimane, dunque chi legge un libro ogni settimana può realisticamente pensare di leggere circa quattromila volumi. Chi ne legge due al mese può sperare di avvicinarsi ai duemila. In Italia viene definito “lettore forte” anche chi legge un solo testo al mese: significa leggere 920 libri in una vita intera
Nella società di oggi capita a molti di acquistare un libro in un momento in cui ci si sente particolarmente ispirati e si vuole reintrodurre la lettura nella propria vita, ma la quotidianità frenetica non lascia molto tempo per dedicarsi a questo piacevole hobby. Così passano i giorni, i mesi e i libri restano lì a impolverarsi in attesa di essere sfogliati. Diventano oggetti di arredamento piuttosto che strumenti per vivere avventure ed esplorare nuovi mondi. I libri spesso attirano l’attenzione per una copertina accattivante o per una edizione limitata particolarmente seducente, ma i collezionisti restano colpiti anche da un libro raro o da una prima edizione che magari, dopo qualche anno, diventa un vero e proprio investimento.
Questa fase la possiamo inquadrare nella bibliomania. La bibliomania consiste nell’accumulo di libri in quantità tale da renderne impossibile la lettura. Si tratta di una condizione diversa dalla bibliofilia, cioè dall’amore per i libri. Le persone appassionate di libri, generalmente li acquistano per il piacere di leggerli o per collezionismo. I bibliomani, invece, sono semplicemente ossessionati dai libri, non dalla lettura o dal loro valore intrinseco.
Quindi sono tante le persone che acquistano libri in continuazione ben sapendo che non avranno mai tempo per leggerli tutti, ma probabilmente non sanno di essere attivi esponenti di Tsundoku, una pratica giapponese che prevede l’accumulo di materiale da lettura che resta vergine, semplicemente impilato in una libreria. Il termine deriva da un antico dialetto giapponese e unisce tre differenti parole: tsunde (ammucchiare le cose, accumulare) doku (leggere) e oku (lasciare perdere per un po’). In pratica quindi: accumulare libri e lasciarli perdere per un po’! Sappiamo di comprare un libro dietro l’altro, ma continuiamo a credere di leggerli tutti. Cominciato a leggerne uno lasciamo tutti gli altri a impolverarsi da qualche parte, nel frattempo ne avremmo comprati di nuovi che avranno fatto diventare vecchi e sorpassati quelli che erano in attesa di essere letti e cosi via.