Era il 18 gennaio del 2017 quando una valanga seppellì l’albergo Rigopiano strappando via la vita a 29 persone: sono passati sei anni, ma finalmente la giustizia sta per fare il suo corso
Una tragedia incredibile che colpì molto l’opinione pubblica italiana quella dell‘hotel Rigopiano a Farindoli, in provincia di Pescara, in Abruzzo. Morirono 29 persone sepolte sotto la montagna di neve che si staccò dalla montagna travolgendo, lungo il suo cammino, tutto quello che trovava sul suo cammino.
Siamo al sesto anniversario e finalmente, dopo la pausa natalizia, è ripreso il processo per stabilire le cause e quindi individuare eventuali colpevoli per quello che dovrebbe essere finalmente l’anno della sentenza. Sono una trentina le persone imputate, insieme a una società, in questo processo che dovrebbe chiudersi entro il 17 febbraio.
Una tragedia che fa ancora male
Lo stato d’animo dei familiari delle vittime è rimasto sempre lo stesso da quel maledetto giorno e non potrebbe essere altrimenti per chi ha perso la moglie, un figlio, una sorella: tanto dolore e tanta voglia di giustizia. A distanza di sei anni dalla tragedia, almeno, il procedimento giudiziario davanti al Gup sembra sia in dirittura d’arrivo e l’attesa sentenza dovrebbe arrivare per metà febbraio. Quel terribile giorno di sei anni fa, una valanga travolse l’albergo Rigopiano che ospitava 40 persone tra clienti e personale. La valanga di neve e ghiaccio pesava 120mila tonnellate e, letteralmente, spostò di 48 metri i piani superiori dell’albergo e di più di dieci quelli inferiori. Lo spettacolo che si presentò ai primi soccorritori fu devastante. In quelle ore l’emergenza era enorme in quella zona dell’Abruzzo sommersa dalla neve e le richieste d’aiuto che arrivarono dall’albergo vennero incredibilmente e inspiegabilmente lasciate cadere nel vuoto. Poi arrivò la montagna.
Ora si spera nella sentenza
Il processo è entrato nella fase decisiva e la sentenza si attende per il prossimo mese di febbraio “Siamo pronti ad affrontare l’ultima curva”, ha detto Gianluca Tanda portavoce del Comitato, “quell’ultima curva che i nostri cari non hanno potuto affrontare per scappare via da quella trappola mortale, nel giro di un mese, ci auguriamo, questo processo darà il suo verdetto e speriamo venga fatta giustizia”. La pubblica accusa ha chiesto complessivamente oltre 151 anni di carcere. Sono stati chiesti 12 anni per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, 11 e 4 mesi per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, 6 per l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco. Sono sotto processo anche tecnici comunali e provinciali. La decisione, con il rito abbreviato, spetta al Gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea. Le accuse sono, a vario titolo, disastro colposo, omicidio e lesioni plurime colpose, falso, depistaggio, abusi edilizi.