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I “cinque” terribili punti di Chiné, la vendetta del pm che ha affossato la Juventus

Published by
Daniele Magliocchetti

E’ il capo della procura federale e durante la sua requisitoria è stato durissimo nei confronti della società bianconera. Per lui sul web anche minacce di morte

Da svampito, un po’ confusionario e quasi buono a “killer della Juve”. Passerà alla storia per essere il procuratore federale che ha messo in ginocchio la Juventus. E’ uno che parla poco, preferisce farlo in aula, tanto che nella sua rovente requisitoria, il capo della Procura federale Giuseppe Chiné ha portato all’attenzione della Corte d’Appello diversi nuovi elementi probatori a carico della club bianconero Mentre parlava e spiegava alla Corte le sue intenzioni prima di affondare il colpo con i nove puti di penalizzazione, ha sottolineato che tutto si basava su cinque punti.  E’ grazie soprattutto a questi che è riuscito non solo a far riaprire il processo, ma, molto probabilmente, a convincere i membri della Corte d’Appello a usare la mano forte, ma sempre lanciata dallo stesso Giuseppe Chiné.

Il procuratore federale ed ex capo di gabinetto del Mef Giuseppe Chiné (twitter notizie.com)

Il primo dei cinque punti riguarda il famoso “libro nero di Fabio Paratici”, dove, all’interno della documentazione della procura di Torino, alla domanda «come siamo arrivati qui?», si  sottolinea la risposta del suo vice Cherubini: «Acquisti senza senso e investimenti fuori portata» e anche «utilizzo eccessivo di plusvalenze artificiali». E’ l’inizio della baraonda. Per il pm si tratta di una vera confessione, grazie alla quale ha potuto allegare altri documenti per confermare il “sistema” e il modus operandi di Paratici perché secondo il procuratore questo dimostra che la società faceva plusvalenze artificiali e grazie alle quali la stessa Juve per mano dei suoi dirigenti effettuava operazioni a specchio per generare «un beneficio immediato».

Il clou è il diktat di Elkann: abbiamo fatto un ricorso eccessivo delle plusvalenze. Minacce di morte al pm Chinè

John Elkann tirato in ballo nelle intercettazioni- Notizie.com – © Ansa

L’altro punto, non meno importante anzi, probabilmente, quello fondamentale che regge l’intero atto accusatorio contro la Juventus è la conversazione telefonica del 6 settembre 2021 tra John Elkann e Andrea Agnelli, anche questa agli atti e inviata con circoletto rosso dalla Procura di Torino, dove l’ex presidente ammette: «Abbiamo fatto un ricorso eccessivo allo strumento delle plusvalenze. Se ti crolla il mercato ti crolla il mercato, questo è un dato di fatto». Pure qui il pm Chiné rincara la dose sostiene di essere davanti ad una  confessione «straordinaria», perché la Juve dopo il Covid si è trovata «con le scorie della plusvalenza fittizia e Agnelli lo riconosce». Un altro puntio essenziale, che allarga la responsabilità e la conoscenza degli altri dirigenti, è l’intercettazione del 3 settembre 2021 tra Maurizio Arrivabene e Agnelli. Il primo dice: «L’aumento di capitale non è servito ad andare sul mercato, ma a coprire una situazione estremamente negativa dal punto di vista finanziario». E il secondo: «Sì, ma non è solo il Covid e questo lo sappiamo bene, perché noi abbiamo due elementi fondamentali: da un lato il Covid, ma dall’altro abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti e soprattutto la merda… perché è tutta la merda che sta sotto, che non si può dire».

Il quarto è quello che viene fuori da un documento sequestrato negli uffici dell’avvocato Gabasio che il procuratore legge come «una pianificazione a tavolino delle plusvalenze che la Juventus doveva fare entro il 30 giugno 2020», ovvero uno dei bilanci sotto indagine. Un importo deciso a tavolino in cui l’aspetto tecnico era inesistente». In pratica, altro aspetto fondamentale, il metodo di valutazione dei giocatori che mancava nel primo processo, qui secondo la Procura «è irrilevante perché di fatto non c’è, ma c’è un obiettivo illecito». Il quinto e ultimo punto è la delibera della Consob, dove è annotato che dalla propria attività ispettiva è emerso che tutte le operazioni sono state concluse in modo contemporaneo, coordinato con la controparte e senza corrispettivo di denaro. Per il pm sono arrivate anche le minacce di morte sul web. Sui social però l’attacco è tutto per il procuratore, offeso, insultato e anche minacciato di morte. “Chiné come Moro”, “Chiné lo sa che ha la mamma put…”, “Camorrista“, “Chiné si è svegliato orizzontale questa mattina?”, sono solo alcuni dei tantissimi commenti sgradevoli che stanno affollando i social e che prendono di mira il procuratore della Figc.

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Daniele Magliocchetti