Siamo per educazione portati ad apprezzare la puntualità, ma secondo la scienza le persone che hanno un rapporto elastico con il tempo incassano benefici inattesi
La gestione del tempo è cosa molto importante, ma non sempre ci rendiamo conto di quanto possiamo influenzare il suo divenire, perché in realtà dipende molto dalle abitudini personali e da vari fattori che danno la sensazione di espanderlo o contrarlo. L’esempio più semplice è la relazione che due particolari categorie, se così si possono definire, hanno proprio con la gestione del tempo: quelli che aspettano, e quelli che si fanno aspettare, ossia i ritardatari e i puntuali.
Non è il caso di demonizzare un ritardo, a tutti sarà capitato, qualche volta, di regolarsi male con i vari impegni e far aspettare un amico piuttosto che arrivare in ritardo a lavoro. Ci sono però persone che sono in perenne ritardo. Tanto da arrivare a compromettere relazioni e rapporti professionali. Quello che fa arrabbiare è la percezione del disinteresse del ritardatario, anche se molto spesso non è così, e infatti il ritardo cronico è diventato addirittura argomento di studio per psicologi.
Spesso si è portati a pensare che chi arriva in ritardo è semplicemente maleducato o addirittura poco rispettoso del tempo altrui, ma i motivi possono essere diversi. Per alcune persone, effettivamente, il ritardo è segno di arroganza ed egocentrismo, per altre è addirittura il contrario, perché non volendo deludere nessuno, non riescono mai a dire di no e si impegnano oltre le loro stesse possibilità, tanto da non riuscire a gestire, appunto, il tempo. C’è poi chi è sempre distratto, ossia il classico “con la testa tra le nuvole”. Queste persone vivono rispettando ritmi del tutto personali, dimenticandosi di ciò che gli gira intorno.
Oppure c’è il ribelle, insofferente agli obblighi e alle regole, che percepisce l’imposizione di un determinato orario come una limitazione alla sua libertà. Un’altra categoria è quella di chi in realtà è sempre pronto in tempo, ma per paura di arrivare in anticipo…arriva sempre in ritardo. Queste persone fanno sempre “un’ultima cosa tanto è ancora presto” per poi arrivare a fare troppo tardi. Questo comportamento si avvicina per certi versi alla gestione del tempo delle persone ansiose, che hanno una sorta di paura per gli impegni che li attendono, procrastinando continuamente l’appuntamento creando così un circolo vizioso, che li porta ad accumulare sempre più ritardo.
Secondo alcuni ricercatori i ritardatari cronici hanno addirittura un orologio mentale diverso, in cui il minuto dura 77 secondi, è una percezione del tempo alterata e quindi le loro previsioni sono condannate sempre all’errore. Invece, le persone puntuali organizzano la loro vita come se un minuto durasse 58 secondi, sono spesso precisi, ordinati e organizzati ma, anche se è sicuramente un’ottima abitudine, potrebbe essere un segno d’ansia. Però è certamente un segno di buona educazione “La puntualità è la cortesia dei re” affermava Luigi XVIII.
Salvo il verificarsi di condizioni imprevedibili, il “puntuale” non può arrivare in ritardo, per lui stesso è dimostrazione di interesse, di chi non vede l’ora di fare qualcosa o vedere qualcuno. Ma è importante non esagerare dando l’impressione di voler avere tutto sotto controllo, evidenziando insicurezza e addirittura ossessione per l’orario, tanto da far diventare l’eventuale ritardo un dramma. Ma se qualcuno sta arrivando in ritardo è pur vero che un altro sta aspettando, allora migliorare si può: partendo dalle proprie abitudini, magari la stima delle tempistiche necessarie per le varie attività, o nel caso del problema opposto, provare a giocare con un ritardo pianificato di qualche minuto.