Grazie all’utilizzo di strumenti d’alta tecnologica e precisione, proseguono le indagini archeologiche per svelare sempre più i contorni del complesso porto di Claudio e Traiano a Fiumicino
Sotto il coordinamento del direttore del Parco archeologico di Ostia Antica erano cominciate, già nel febbraio del 2021, le prime attività che rientravano nel servizio Tutela del Patrimonio Culturale subacqueo del Parco archeologico di Ostia antica, per approfondire la natura del sito.
Nel 42 d.C., per porre rimedio all’insabbiamento dello scalo fluviale di Ostia, l’imperatore Claudio iniziò la costruzione di un grande porto marittimo, collocato a nord della foce del Tevere. Il sistema portuale si articolava in un vasto bacino di circa 150 ettari, con due moli ricurvi e alcune banchine di attracco. L’imponente infrastruttura assicurava il trasbordo delle merci in tutta sicurezza, passandole dalle navi onerarie adatte alla navigazione in mare aperto alle barche fluviali, costruite per risalire il Tevere fino a Roma.
Grazie all’utilizzo di strumenti d’alta tecnologica, proseguono le indagini archeologiche che svelano i contorni del complesso porto di Claudio e Traiano. Le prime attività per cercare di scoprire la vera natura del sito risalgono allo scorso anno, sotto il coordinamento del Direttore del Parco archeologico, Alessandro d’Alessio, e della Responsabile del servizio Tutela Patrimonio Culturale subacqueo, la funzionaria archeologo subacqueo, Alessandra Ghelli. Tutto finalizzato a capire e quindi poi ad acquisire i dati relativi alle caratteristiche costruttive del bacino portuale, alla sua frequentazione e fruizione, con la documentazione e il recupero di qualsiasi testimonianza utile alla ricostruzione delle varie fasi di vita di quello che è stato il porto marittimo più importante dell’antichità, fortemente voluto dall’imperatore Claudio. Grazie al supporto tecnico operativo del Nucleo Carabinieri subacquei di Roma e dei Carabinieri Nucleo Tpc di Roma, in questi dodici mesi di indagini, è stato possibile recuperare alcuni manufatti dal fondale del porto esagonale riconducibili ai classici contenitori da trasporto tipici di quell’epoca.
La Fondazione Portus Onlus, che ne garantisce la fruibilità dal 1993, ha permesso di cominciare una nuova fase di ricerca all’interno di un’area privata mai controllata prima, grazie anche all’utilizzo di modernissime tecnologie. In particolare una strumentazione per la geofisica marina applicata ai beni culturali di ultima generazione, che riesce a scandagliare quel preciso ramo dell’antico bacino esagonale dove la visibilità è praticamente nulla a causa della qualità delle acque e le caratteristiche del sedimento che ne ricopre i fondali. Fu l’imperatore Traiano a completare e migliorare l’opera nel 110 avanti Cristo, ideata dagli architetti dell’imperatore Claudio per a risolvere i frequenti problemi di insabbiamento che flagellavano l’antico “portus Augusti Ostiensis”.