Non soddisfatto delle numerose dichiarazioni mosse contro l’universo Marvel, Alejandro Gonzàlez Iñarritu ha nuovamente avanzato delle critiche verso i cinecomic
Dopo la risposta di Kevin Feige ai detrattori che prevedono un fallimento del Marvel Cinematic Universe, Alejandro Gonzàlez Iñarritu rincara la dose di critiche rivolte ai cinecomic, definendoli sostanzialmente come prodotti superati e davvero poco stimolanti sul piano intellettuale.
E’ evidente che il mercato dei lungometraggi di supereroi sia rivolto soprattutto ai giovanissimi, tuttavia il regista di Birdman (2014) ha comunque voluto sottolineare una supposta superficialità della proposta cinematografica odierna.
Il regista messicano non è nuovo ad attacchi frontali alla dilagante moda dei cinecomic e, anche questa volta, non si è risparmiato, definendo i personaggi idolatrati da milioni di adolescenti come delle figure tristi: “Vedo eroi nella vita di tutti i giorni. Vedo delle belle persone che attraversano dei momenti davvero difficili e fanno cose incredibili. E sono quelle le persone con le quali voglio stabilire una connessione. Abbiamo davvero bisogno di questo genere di supereroi con superpoteri?”.
Ha poi concluso: “Se avete davvero bisogno di questo, credo che vi stiate perdendo qualcosa… perché non ammirare quello che abbiamo, le possibilità che abbiamo?”. L’attacco del cinque volte premio Oscar punta a destrutturare alla base quella che è una costruzione spettatoriale fin troppo radicata nell’immaginario collettivo contemporaneo, che affonda le proprie solide radici su decenni di cinema fantastico. Difatti ci appare difficile immaginare un panorama cinematografico in cui i superpoteri e in generale la fantascienza non vengano considerati dal grande pubblico.
Probabilmente Iñarritu voleva semplicemente manifestare un profondo disprezzo per il successo accumulato da personaggi poco approfonditi sul piano psicologico, ai quali i superpoteri servono come futile distrazione per i milioni di spettatori ammaliati dagli effetti speciali. Ad onor del vero, infatti, negli ultimi anni abbiamo avuto la fortuna di assistere a prodotti validi, in cui i superpoteri venivano sfruttati come un fecondo espediente narrativo per sperimentare scenari stratificati (La serie tv The Boys ne è un esempio emblematico).