Fausto Biloslavo, inviato a Kiev, commenta l’escalation della guerra: “Deluso dall’Europa. Come finirà? La mia idea è questa…”
La Guerra in Ucraina è arrivata ad un punto di non ritorno. Tra le richieste di Kiev, i prossimi arrivi di carri armati dall’Occidente, le dichiarazioni di Mosca e i continui botta e risposta, tra chi evoca la Terza Guerra Mondiale e chi attacca opinione pubblica e avversari, sembra che il conflitto sia destinato a durare ancora a lungo. Fausto Biloslavo, inviato de Il Giornale, giornalista, scrittore e autore di un libro (Ucraina, nell’inferno dell’ultima guerra d’Europa) in cui ha raccolto le testimonianze dall’Ucraina, è preoccupato: “L’Escalation è preoccupante, ma c’è soprattutto un aspetto, molto sottovalutato, che nessuno ha affrontato seriamente”.
Biloslavo, crede davvero nella Terza Guerra Mondiale?
“Penso che nessuno sia così folle da voler precipitare in una situazione simile. Significherebbe la fine di tutto e per tutti. Ma è indubbio che siamo di fronte ad un’escalation. Io speravo che la pausa invernale, che in realtà non c’è mai stata, portasse a cogliere l’opportunità per trovare una via d’uscita per una pace giusta. Così, purtroppo, non è stato”.
Cosa è successo nelle ultime ore?
“Si è rotto un altro tabù, che era stato stabilito all’inizio: quello di evitare i carri armati di ultima generazione occidentali. Ma è anche vero che non saranno un centinaio di carri armati, che arriveranno con tempistiche lunghe, con problemi di addestramento e mancanza di pezzi di ricambio, a ribaltare le sorti del conflitto”.
Che sono ormai chiare?
“Temo che nessuno riuscirà a vincere nel modo che sperava. Penso sia difficilissimo immaginare che gli ucraini riusciranno a liberare tutti i territori occupati, compresa la Crimea e penso che i russi si siano già resi conto di aver fallito gli obiettivi iniziali: abbattere l’Ucraina e far cadere il governo di Zelensky. Anche loro hanno capito che hanno fatto il passo più lungo della gamba. Questa decisione occidentale, auspicata, richiesta a gran voce dagli ucraini, che vogliono sempre di più (caccia, navi ed altro), porta ad una riflessione”.
Quale?
“Che non si vede la fine di questa guerra. Io sono d’accordo ad aiutare gli ucraini attraverso l’invio delle armi, anche se sono un boomerang per noi. Ma tutto deve essere fatto con uno scopo, che dovrebbe essere la fine del conflitto e il raggiungimento di una pace giusta. Non portarlo avanti come se ci fosse un domani”.
E come si potrebbe concludere?
“Vuoi il mio parere? Dovrebbe esserci l’Europa a fare da mediatore serio, non a mandare avanti Erdogan. Purtroppo l’Europa non sta giocando una partita, ma sta solo subendo quello che accade. La sensazione è che la Russia voglia trattare solo con gli Stati Uniti e viceversa. E tutto sulla pelle nostra e degli ucraini. Il problema, per me è sostanzialmente uno”.
Quale?
“Che non esiste un piano concreto per il dopo, una soluzione diplomatica. Di solito quando si arriva ad un punto del conflitto, si inizia a pensare a ciò che sarebbe più conveniente per le parti. Ma c’è qualcuno che ha pensato seriamente, e non attraverso proclami di parte, a cosa fare del Donbass, di Mariupol. Io, modestissimamente nel libro che ho scritto sul fronte della guerra in Ucraina, ho scritto un capitolo in cui spiegavo i punti di una Road Map ipotetica. Ma qualcuno l’ha mai scritta? Secondo me no”.