Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti annuncia a Telefisco un nuovo intervento a tutela di nuclei familiari e aziende con modalità differenti dal passato
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, è stato intervistato dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, in apertura dei lavori di Telefisco. Le riforme sono indispensabili per il Pnrr e il Paese. Ma ci sono volontà politica e risorse per farle? Le risorse ci sono e anche ingenti. Il progetto è ambiziosissimo, la vera difficoltà è metterle a terra. Basti pensare alla riforma del codice degli appalti, che è fondamentale per infrastrutture e opere pubbliche ma non solo. È quello che ci permetterebbe di dispiegare effettivamente la potenza di fuoco degli oltre 200 miliardi che dobbiamo spendere nei prossimi cinque anni, anzi meno perché una parte del tempo è già passato. Quindi questa sfida è decisiva: senza uno snellimento delle procedure e una flessibilità di tipo operativo che stiamo invocando anche a livello europeo, tutto diventa difficile. Che margini ci sono con la Ue per ritoccare i progetti del Pnrr? In Europa c’è un grande dibattito, che si è avviato e culminerà nel Consiglio europeo di inizio febbraio sulla nuova disciplina degli aiuti di Stato, in particolare per quanto riguarda la risposta alla sfida posta anche dagli Usa con l’Inflation reduction act (i provvedimenti di aiuti alle imprese, ndr). In questa discussione si valuterà anche come aggiornare gli strumenti con cui l’Europa si deve rendere più efficiente, oltre che più efficace, per dare risposta alle esigenze della ripresa post pandemica e post crisi energetica.
L’Europa è nelle condizioni di essere competitiva con gli Usa sugli aiuti alle imprese? A che punto siamo? L’Europa ha un sistema di regole che sono state costruite a tutela della concorrenza e del mercato unico interno. Queste regole possono, e probabilmente devono, essere riviste per consentire anche alle aziende europee di reggere la concorrenza non solo di quelle americane, ma anche della concorrenza cinese e di tutto l’Est. Per questo occorre intervenire con procedure di revisione che però per l’Italia presentano rischi. Sottolineo il rischio che la frammentazione del mercato unico avvantaggi i Paesi che hanno spazio fiscale, cioè Germania e Francia, tanto per intenderci, che non hanno i vincoli di bilancio del famoso Patto di stabilità che grava sull’Italia. Così loro avrebbero la possibilità di finanziare molto di più le proprie imprese, creando ulteriori difficoltà competitive alle nostre. Quindi è una materia da maneggiare con cura e sarà un negoziato assai complicato per trovare una mediazione. Certamente, lo ribadisco, l’Europa deve aggiornare le regole in funzione della crescita. E ciò deve avvenire in collegamento con la riforma della governance economica europea, il nuovo Patto di stabilità e crescita che dovrebbe entrare in funzione l’anno prossimo e che non può penalizzare gli investimenti.
Ci sono i margini affinché queste scelte europee avvengano nel quadro di un grande accordo con gli Usa? Penso che lo spazio ci sia e deve esserci, perché nel periodo storico che stiamo vivendo, e la coalizione internazionale in difesa dei principi di libertà nel conflitto russo-ucraino lo testimonia, dobbiamo muoverci in modo concertato. Non è certamente il tempo di rompere il fronte occidentale. Non si può scatenare una guerra economica e di competitività sleale tra Stati Uniti e Europa e all’interno dell’Europa. Resta un dato di fatto: l’Italia è schiacciata dal debito pubblico.
Le misure per il caro energia scadono in primavera. Le rinnoverete? Stiamo studiando meccanismi che siano magari più efficienti in termini di aiuto, più flessibili rispetto all’andamento dei consumi e che orientino, soprattutto per quanto riguarda le famiglie, verso comportamenti virtuosi per quanto riguarda il risparmio energetico. Prima della scadenza di aprile il governo italiano in qualche modo interverrà per prorogare le misure di mitigazione di prezzo a famiglie e imprese, probabilmente in una forma diversa rispetto a quella che fino a oggi abbiamo visto e che era figlia dell’emergenza. Ultima domanda su una questione specifica: le plusvalenze delle società sportive. C’è qualche provvedimento in arrivo? Abbiamo assistito a un dibattito pubblico in cui si dà per scontato che ci sia il ricorso sistematico a plusvalenze fittizie nel mondo delle società professionistiche di calcio. Se lo Stato è una istituzione seria vuole capire che cosa significa questo fittizio. Stiamo riflettendo se la normativa fiscale, l’articolo 86 del testo unico sulle imposte dei redditi, in qualche modo fotografa in modo coerente e corretto questo fenomeno. Quindi non escludo anche novità o proposte del governo in questo senso. Le plusvalenze sono una bellissima cosa, per carità, ma quando diventano deliberatamente artefatte lo Stato deve mettere mano a evitare che questo accada