L’ex portiere e dirigente ha parlato ai microfoni della Rai, ospite nella trasmissione “A tutto calcio”. Il suo commento sul momento di alcune big: “Tifo sempre per Simone Inzaghi, i campioni d’Italia pagano la condizione mentale. La mia esperienza a Roma? Avevamo tre caratteri forti”
Senza peli sulla lingua, Angelo Peruzzi. Ex portiere e dirigente di livello, ha parlato ai microfoni Rai durante la trasmissione “A tutto calcio”. Dal momento dell’Inter alla crisi del Milan, passando per il poker subito dai rossoneri all’Olimpico da parte della Lazio: “Il Milan ha perso fiducia, vedo i calciatori che non prendono più l’iniziativa. Non rischiano il passaggio o la giocata, quand’è così si finisce per ragionale male in campo. E a quel punto sembra che ci sia anche una difficoltà fisica”.
La Lazio di Sarri non ha avuto pietà e ha colpito quattro volte con Milinkovic, Zaccagni, Luis Alberto e Felipe Anderson: “La Lazio è una buonissima squadra con un buonissimo allenatore”, ha continuato Peruzzi. A Formello ha indossato i guantoni e poi si è fatto valere come club manager: “Se mi sono lasciato male con la società? C’è stato un rapporto e ci siamo lasciati… C’erano tre caratteri forti, facevamo un po’ di fatica. Ma ci siamo lasciati senza rancore, ci mancherebbe”, ha commentato sorridendo.
L’Inter, altra sua ex squadra, è caduta a sorpresa a San Siro contro l’Empoli. Non è cambiata la sua stima per l’amico Inzaghi: “Vorrei che lui vincesse sempre. Merita ancora di restare in sella, non ci sono dubbi. Ha vinto un trofeo una settimana fa, metterlo in discussione è un’eresia!”. C’è però un difetto da correggere: “L’Inter deve diventare… internazionale. A volte gioca benissimo e vince, però deve essere più malleabile. Anche adattarsi all’avversario. Quando giochi contro una piccola e pochi giorni prima hai dato tutto, magari può essere meglio stare lì e aspettare. Faccio un esempio: quando ero alla Juve si vinceva tanto, spesso con le piccole in casa giocavamo malissimo, stavamo lì, poi ci pensavano Del Piero o Zidane a trovare la giocata decisiva. Certe volte ci vuole tanta pazienza”.
Gli hanno chiesto di Onana, colpevole sul gol di Baldanzi: “Nelle big non è facile, ti arrivano pochi tiri ogni partita e ti devi far trovare pronto. Il gioco coi piedi? Ai portieri in primis insegniamo a parare… Il calcio è cambiato molto anche a livello arbitrale. Non solo si davano meno rigori, tanti anni fa gli arbitri nemmeno un fallo fischiavano. Alcuni interventi erano allucinanti e si proseguiva. Ora gli attaccanti sono sicuramente più protetti”.
Sui giovani portieri: “Non mi rivedo in nessuno, il portiere è cambiato tantissimo come ruolo. Io sono alto 181 cm, ora uno così non lo prendono nemmeno in considerazione. Quindi è giusto non rivedersi in nessuno”. Infine un giudizio su Donnarumma: “Secondo me è forte, su questo non ci piove. Deve essere allenato bene secondo me e lui deve stare sul pezzo. La concentrazione conta tanto, un portiere deve avere la testa. Per il 60% è un fattore di testa, se riesce a stare sul pezzo Donnarumma è il più forte. Ma conta tanto quello che si fa in allenamento, perché poi il lavoro si rivede tutto durante la partita”.