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Curiosità

Un nuovo test per la diagnosi precoce dell’Alzheimer

Published by
Daniele Magliocchetti

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista ‘Brain’ è possibile rilevare la presenza della malattia tre anni e mezzo prima della diagnosi clinica

Sviluppare un nuovo test del sangue in grado di rilevare la presenza della malattia di Alzheimer ben tre anni e mezzo in anticipo rispetto alla diagnosi clinica. Questo l’obiettivo a cui è stato orientato uno studio, pubblicato sulla rivista ‘Brain’, condotto dagli scienziati dell’Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience (IoPPN) presso il King’s College di Londra.

Uno studio potrebbe dare una bella notizia sull’Alzheimer (Ansa Notizie.com)

Il team, guidato da Aleksandra Maruszak e Sandrine Thuret, ha ideato un approccio diagnostico innovativo per identificare i componenti del sangue che possono indicare la presenza della condizione neurologica. I ricercatori sostengono che i componenti del sangue umano possono modulare la formazione di nuove cellule cerebrali, attraverso un processo chiamato neurogenesi, che avviene all’interno dell’ippocampo, una regione del cervello coinvolta nell’apprendimento e nella memoria.

Alzheimer, inizialmente colpisce la formazione di nuove cellule cerebrali nell’ippocampo

Le foto sviluppate in laboratorio per lo studio sull’Alzheimer (Ansa Notizie.com)

La malattia di Alzheimer, spiegano gli esperti, inizialmente colpisce la formazione di nuove cellule cerebrali nell’ippocampo, ma le fasi successive del fenomeno sono state osservate solo attraverso le autopsie. In questo lavoro, gli studiosi hanno raccolto i campioni di sangue di 56 individui con Mild Cognitive Impairment (Mci), una condizione associata a lievi peggioramenti della memoria e della capacità cognitiva.

I partecipanti sono stati seguiti per diversi anni. La Mci non si tramuta sempre in Alzheimer, ma la malattia può comunque progredire e peggiorare significativamente. 36 soggetti avevano ricevuto una diagnosi di Alzheimer. “Nel nostro lavoro – afferma Maruszak – abbiamo trattato le cellule cerebrali con sangue prelevato da persone con Mci, valutando i cambiamenti delle cellule con il progredire della malattia”.

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Daniele Magliocchetti