Non si è ancora chiuso il capitolo sulla strage di Erba: la difesa di Olindo e Rosa adesso punta tutte le carte sul super testimone.
Dopo tanti anni, non sembra ancora essersi conclusa la storia che ruota intorno alla terribile strage di Erba, in cui persero la vita tre donne, un bambino, un cane. Il tutto avvenne la sera dell’11 Dicembre 2006, prima un incendio in una abitazione al primo piano di una palazzina condominiale in via Diaz 25 a Erba, in provincia di Como, poi i due vicini di cui uno vigile del fuoco volontario, che entrarono nell’appartamento e trovarono ferito Mario Frigerio, colpito da un coltello e il corpo della moglie Valeria Cherubini, per cui non ci fu nulla da fare.
Con loro anche il cane trovato soffocato dal monossido di carbonio e i corpi di Raffaella Castagna e la madre Paola Galli e il figlio di Castagna, Youssef Marzouz, ucciso con una coltellata. Ad essere condannati per questi terribili omicidi furono Rosa e Olindo in primo grado all’ergastolo con isolamento diurno di 3 anni il 26 novembre 2008 con ulteriori risarcimenti per Frigerio e per Azouz Marzouk e poi inseguito: ergastolo e isolamento confermati anche in secondo grado il 20 Aprile 2010 e poi in Cassazione.
Oggi Rosa si trova nel carcere di Bollate e si occupa delle pulizie, mentre Olindo si trova a Opera e si occupa delle cucine. I due si possono incontrare una volta al mese. Nel frattempo, nel 2014 è morto il principale testimone, ovvero Mario Frigerio e nel 2018 anche il padre di Raffaella Carlo Castagna, marito di Paola e nonno di Youssef. I due coniugi che da sempre si sono dichiarati innocenti, oggi sperando un una riapertura del processo.
Strage di Erba, l’avvocato di Rosa e Olindo chiedono la revisione del processo
“Noi andremo a sostenere che quando arrivarono i soccorritori sul luogo della strage, l’assassino o gli assassini erano ancora all’interno della palazzina. Abbiamo ottimi elementi per poterlo fare. Ciò significa che si escluderebbe la responsabilità di Olindo e Rosa, che quando arrivarono i soccorritori avrebbero dovuto essere non solo fuori dalla palazzina, ma addirittura a Como” sono queste le parole che l’avvocato Fabio Schembri ha detto al Giornale.it.
Pare infatti che ad avvallare questa richiesta riguardo la revisione del processo, ci sia la presenza di un super testimone che a quel tempo non venne sentito dagli inquirenti, sempre secondo quanto riporta l’avvocato della coppia: sembra infatti che la persona in questione all’epoca dei fatti abitasse proprio nella palazzina in cui i fatti si svolsero.
“Faceva parte del gruppo di spaccio che venne arrestato un anno dopo e condannato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Una delle piazze di spaccio del gruppo era proprio la piazza del mercato di via Diaz. Il testimone fu arrestato con i fratelli di Azouz ed è a conoscenza di ciò che accadde in quei giorni: c’era una faida con un gruppo rivale per questioni afferenti il controllo del territorio per il traffico delle sostanze stupefacenti. Tra l’altro durante la faida il teste venne accoltellato” ha poi continuato sempre l’avvocato.
Insomma, una notizia davvero incredibile che dopo tanti anni dalla strage che lasciò tutta l’Italia senza parola, potrebbe aprire uno scenario completamente diverso da quello che si è creduto fino ad ora. Si tornerebbe quindi alla prima ipotesi portata avanti dagli inquirenti, ovvero quella del movente di vendetta trasversale, ipotesi che combacerebbe anche con il primo identikit, fatto proprio da Frigerio.