Nella seconda giornata del suo viaggio, Papa Francesco ha incontrato le vittime del conflitto in Congo, mentre risuona drammatico il suo appello: “Basta violenze e massacri”. Poi l’invito a “rispettare ogni donna”.
Il Pontefice ha ricevuto nella Nunziatura di Kinshasa un gruppo di persone venute dalla zona est del Congo, una terra in cui, ha detto Francesco, “l’insicurezza e la guerra sono vergognosamente alimentate non solo da forze esterne e interne”. Forze che, ha tuonato il Papa, si arricchiscono “sulla pelle dei deboli con soldi sporchi di sangue”, e verso questo meccanismo è ora di dire “basta”, ha continuato il Papa.
“Il mio cuore è oggi nell’Est di questo immenso Paese. La gente viene violentata e uccisa mentre gli affari che provocano violenze e morte continuano a prosperare! Basta! Basta arricchirsi sulla pelle dei più deboli, basta arricchirsi con risorse e soldi sporchi di sangue!”.
Dal 31 gennaio al 5 febbraio 2023 Bergoglio si trova infatti nella Repubblica Democratica del Congo, per il suo quarantesimo Viaggio apostolico. Durante l’omelia della messa nell’aeroporto di N’dolo di Kinshasa Francesco si è visto abbracciare da oltre un milione di fedeli congolesi, verso cui si è rivolto salutandoli nella loro lingua locale e inviando un messaggio chiaro. Che “il compito dei cristiani è spezzare il circolo della violenza”.
L’incontro nel salone della Nunziatura di Kinshasa del pomeriggio è invece senza dubbio uno dei più significativi del suo viaggio. Al centro c’è il tema delle violenze nel territorio che ha visto anche la morte dell’ambasciatore Luca Attanasio, due anni fa, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo. Il Papa ha riservato loro una citazione del suo discorso, definendoli “seminatori di speranza”, e spiegando che per questo “il loro sacrificio non andrà perduto”.
Un passaggio di tono sideralmente diverso è riservato a coloro che tirano “i fili della guerra” nella Repubblica congolese, “depredandola, flagellandola e destabilizzandola”. “Vi arricchite attraverso lo sfruttamento illegale dei beni di questo Paese e il cruento sacrificio di vittime innocenti. Ascoltate il grido del loro sangue, prestate orecchio alla voce di Dio, che vi chiama alla conversione, e a quella della vostra coscienza: fate tacere le armi, mettete fine alla guerra”, ha gridato in loro direzione.
Diversi testimoni hanno così mostrato a Francesco dei video in cui sono messe in primo piano le atrocità subite dalla popolazione locale, le famiglie sterminate, distrutte, mandate al macero. Tra coloro che riportano la propria esperienza passano così in primo piano le ferite sul volto e su tutto il corpo, dovute alle torture e alle persecuzioni. I simboli dell’odio subito, oggetti come martelli, coltelli, mazze e bastoni, vengono così posti sotto la croce, in un momento di grande intensità emotiva. Prima di una preghiera “in nome della pace, in nome del Dio della pace”, risuonata nelle labbra del Papa, invocando la speranza in Cristo. “Con Lui ogni tomba può trasformarsi in una culla, ogni calvario in un giardino pasquale. Con Gesù nasce e rinasce la speranza: per chi ha subito il male e persino per chi lo ha commesso”, dice il Papa.