Il Gran giurì su Giovanni Donzelli è stata formata. Ecco entro quando dovrà riferire alla Camera l’esito di questa indagine.
Un mese di lavoro a Montecitorio per arrivare ad una soluzione sul caso Donzelli. E’ questo il tempo a disposizione della commissione d’indagine formata dopo la richiesta avanzata dal Pd per giudicare le parole del deputato di Fratelli d’Italia dette in Aula. Entro il 10 marzo, infatti, il Gran giurì sarà chiamato a riferire in Camera le proprie decisioni sull’esponente del partito guidato da Giorgia Meloni.
A guidare la commissione, come anticipato nella mattinata odierna, sarà proprio Sergio Costa. L’ex ministro è stato scelto dopo il necessario passo indietro di Rampelli e il veto di Fratelli d’Italia nei confronti di Mulè. Con lui ci saranno Fabrizio Cecchetti della Lega, Annarita Patriarca di Forza Italia, Roberto Giacchetti di Azione-Italia Viva e Alessandro Colucci di Noi Moderati.
I lavori inizieranno subito
Un mese intenso per cercare di arrivare alla parola fine su questa vicenda. Nei prossimi giorni la commissione ascolterà Donzelli e tutti i protagonisti di questa vicenda ed entro il 10 marzo dovrà riferire alla Camera la propria decisione sulle parole dette dall’esponente di Fratelli d’Italia in Aula nei confronti di Pd e Cospito.
Sono state proprio queste frasi a portare i dem a chiedere l’applicazione dell’articolo 58 della Camera. Una decisione presa perché, almeno stando al ragionamento fatto dal Nazareno, sono state dichiarazioni che hanno leso la loro onorabilità. Ora toccherà alla commissione decidere se le accuse sono vere oppure, come ribadito in più di un’occasione dallo stesso Donzelli, si è trattato semplicemente di un dibattito parlamentare.
Il Gran giurì e i precedenti
Non è la prima volta che la Camera è costretta a convocare una commissione d’inchiesta. Nella Prima Repubblica il ricorso al Gran giurì sembrava essere cosa molto comune. Tra i più famosi sono sicuramente quelli di Giorgio Pisanò, Franco Piro, Bisaglia e Paolo Cirino Pomicino.
Discorso diverso, invece, per quanto riguarda la Seconda Repubblica. In questo caso il ricorso alla commissione è stato in modo molto raro e principalmente ha riguardato Franco Barbato, esponente di Italia dei Valori che in più di un’occasione si è dovuto presentare davanti a questa giuria.