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Spettacolo

Fiorello si racconta: “Gli inizi sono stati durissimi”

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Mauro Simoncelli

Rosario Fiorello showman e volto molto popolare ha confessato in un intervista., le enormi difficoltà degli inizi carriera catapultato al Nord forse troppo giovane

Fiorello non ha bisogno di presentazioni. Tutti lo conosciamo come uno dei più grandi showman italiani, un talento cristallino, capace di animare, cantare, presentare, condurre, recitare e imitare. Oggi lo vediamo, superati i sessanti anni, ancora animare la sua edicola del tutto particolare ogni mattina sugli schermi della Rai, con la sua energia, la sia verve e il suo talento, intatto negli anni.

Rosario Fiorello uno dei volti più noti dello spettacolo – Notizie.com – Ansa foto

Dopo essersi fatto notare come animatore nei villaggi turistici, nel 1989 Claudio Cecchetto lo lancia a Radio DEEJAY, dove Fiorello ha la sua prima grande occasione. Nel 1989 arriva il debutto sul piccolo schermo con DEEJAY Television e la carriera prende il volo definitivamente. Personaggio istrionico e innovatore non ha mancato di lanciare format su twitter, Instagram e facebook.

Gli inizi difficili per un ragazzo del sud trasferito al nord

Fiorello resta uno dei volti più popolari del mondo dello spettacolo italiano, radio, televisione, social network, come un novello Re Mida tutto quello che tocca lo trasforma in oro e tutti quelli che hanno la fortuna di lavorare al suo fianco vivono di riflesso le luci della ribalta. Ora passati i 60 anni continua ad imperversare con la sua allegra irriverenza dando la sveglia tutte le mattine agli italiani dagli scherni di mamma Rai. In una intervista al Corriere della Sera però, ricorda come gli inizi di carriera a Milano non furono per niente facili: “Mangiavo  due rosette vuote. In fila per comprarle vedevo che mi superavano tutti e non capivo il motivo. Dopo un bel po’ il panettiere mi spiegò che, se non avessi preso il numeretto, gli altri avrebbero continuato a superarmi. Ma che ne potevo sapere che c’era il numeretto, chi l’aveva mai visto…”. A Claudio Ceccehetto e a Radio Deeja deve tutto “il primo giorno a Radio Deejay, Linus mi ha fatto da autista, siamo andati a Riccione insieme in macchina. Ero rigorosamente scalzo, poi mi sono evoluto” ricorda scherzando come sempre, “Quando arrivai a Milano non ero abituato ad avere soldi, mi diedero un libretto degli assegni e lo terminai velocemente, mi sembrava di comprare le cose gratis” ricorda ancora Fiorello che prosegue, “Chiesi ad Amadeus: mi presti un tuo libretto siccome ho finito il mio? E lui ‘i soldi sono i miei’, e io: ‘ma va! siamo nella stessa barca’…”.

Fiorello e Pippo Baudo – Notizie.com – Ansa foto

Quel provino per Fantastico con Pippo Baudo

Fiorello racconta il provino per Fantastico con Pippo Baudo dove “neanche sapevo di essere a un provino. Vedevo quelli in fila davanti a me che provavano la voce, qualcuno scaldava i muscoli per ballare, qualcun altro si allenava per un numero da giocoliere. Quando arrivò il mio turno, mi chiesero che cosa sapessi fare e risposi con sincerità che non sapevo fare nulla, volevo solo i soldi del biglietto per poter tornare a casa, perché non li avevo. “Sai cantare?”. Sono intonato, risposi. Pippo Caruso attaccò al pianoforte e io gli andai dietro con quella strofa improvvisata, “non so fare nulla, voglio andare a casa, non ho i soldi per il biglietto”. I cameramen iniziarono a farmi segno col pollice in alto; persino Caruso, che era sempre serio, accennò un mezzo sorriso; Baudo si era addirittura alzato per accompagnarmi. È fatta, pensai. Macché. “Sei bravo ma non ti prendo”, mi disse!”.

Gli inizia Radio Deejay – Notizie.com

A Milano ha capito come soltanto la cultura del lavoro e la voglia di imparare e migliorarsi aiuta a restare a gall. “All’epoca andava molto il look Ibiza: capello lungo, jeans, Camperos, camicia hawaiana e sopra la camicia una giacca nera elegante. Mi vesto e prendo la metro alla stazione Pagano per andare in centro. Una tratta bella affollata. Mi fermeranno tutti, pensavo. Sulla metro niente, non mi riconosceva nessuno. Sceso a San Babila inizio a guardare io le persone negli occhi, a fissarle. Come a dire “riconoscimi, dai, riconoscimi, sono quello della tv”. Niente di niente. Solo alla fine una ragazzina mi disse una cosa tipo “assomigli a quello che ha fatto Deejay television”. Ma comunque poca roba. Imparai quel giorno che sulle cose bisognava lavorarci. Starci e basta non sarebbe bastato. Mai”.

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Mauro Simoncelli