Pare proprio che continuino a crescere i posti di lavoro vacanti, ma la colpa è davvero da addebitarsi al Reddito di Cittadinanza?
Si torna ancora una volta a parlare di un argomento che nell’ultimo periodo è spesso finito al centro dell’attenzione, anche per i tanti cambiamenti che il nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di mettere in pratica e che porteranno alla sua totale abolizione nel 2024.
Pare infatti che secondo una stima resa nota dallo studio di Unionioncamere è stato certificato che una delle conseguenze del Reddito di Cittadinanza, fortemente voluto dal Movimento Cinque Stelle, è quella di far trovare ancora oggi moltissimi posti di lavoro vacanti. I numeri infatti non mentono e gli irreperibili a lavoro sono passati da 1 a 2 milioni di persone: una situazione davvero incresciosa che sembra non essere in nessun modo sul punto di potere migliorare. Ma approfondiamo il discorso.
Pare proprio che non ci siano dubbi in merito alla questione che vede ancora una volta protagonista il Reddito di Cittadinanza, a causa di questo moltissimi posti di lavoro restano vacanti, per non parlare delle assunzioni che secondo lo studio portato avanti sono diminuite del 60%. Il Bollettino annuale 2022 del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal sembra davvero parlare chiaro e non lasciare nessun dubbio in merito alla questione.
“In aumento il livello dei nuovi contratti da 4,6 a 5,2 milioni, è l’11 per cento ma anche la difficoltà di reperire sul mercato le professionalità necessarie” sono queste le parole ufficiali che si leggono sul bollettini, ma non è tutto, pare infatti che questa grossa differenza tra domanda e risposta sul posto di lavoro arriva a coprire il 41% delle entrate e quindi un posto su due resta vuoto. E ancora: “In due casi su tre non ci sono le persone disponibili, nel restante caso su tre mancano le competenze”.
Insomma una situazione davvero incresciosa che non sembra essere sul punto di potere migliorare, almeno per il momento: “Nel 2019 la difficoltà di reperimento si attestava al 26 per cento: quattordici punti percentuali meno di ora.Anche nel 2021, post-pandemia, la percentuale era inferiore, quotata al 32 per cento. Parlando in termini assoluti, si è passati dall’1,2 milioni di irreperibili del 2019 ai 2,1 milioni attuali”.
Non resta dunque che aspettare e vedere se con i grandi cambiamenti che ha deciso di apportare il nuovo Governo, le cose possano in qualche modo cambiare: si spera in meglio.