Quando abbiamo un problema fisico, tendenzialmente con l’avvicinarsi delle ore notturne la sua intensità cresce. Uno studio effettuato dal Centro di Ricerca di Neuroscienze di Lione ha cercato di dare una spiegazione a questo strano fenomeno che contraddistingue l’essere umano
Di giorno un po’ meglio, poi la notte ecco la ricaduta. Ci avrete fatto caso sicuramente, quando c’è qualcosa che fa male, al calar del sole l’intensità aumenta. Ma perché succede una cosa del genere? Come è possibile che la percezione del medesimo problema differisca così tra il giorno e la notte? A dare una spiegazione ci ha provato la rivista Brain, secondo la quale anche il dolore, così come avviene ad esempio per l’appetito o il sonno, sembrerebbe seguire i ritmi circadiani.
Cosa sono? Semplice, dei cicli della durata di circa 24 ore in cui si ripetono regolarmente alcuni processi fisiologici. Ecco, un gruppo di neuroscienziati del Centro di Ricerca di Neuroscienze di Lione, in Francia, attraverso un’analisi accurata su 12 pazienti ha dimostrato la loro influenza sulla percezione del dolore. Facendo l’esempio con un breve impulso troppo caldo, si è visto che questo è stato percepito come massimamente doloroso alle tre del mattino e minimamente doloroso alle tre del pomeriggio. Tra questi due picchi, la medesima percezione è andata aumentando dal pomeriggio alle prime ore del mattino, e diminuendo dalle prime ore del mattino al pomeriggio successivo.
Perché la notte si sente più dolore
I partecipanti all’esperimento sono stati stimolati ogni due ore sulle loro braccia con un dispositivo che aumentava gradualmente la temperatura fino a raggiungere i 46 gradi. Dopo aver escluso il sonno come potenziale fattore, gli autori dello studio hanno stimato che l’80% dei dati raccolti possa essere spiegato dai ritmi circadiani. Ma perché? Una delle ipotesi è che dipenda dall’orologio molecolare presente in ogni cellula del nostro corpo. Questo è finemente sincronizzato con il cervello, per cui il dolore percepito potrebbe dipendere proprio dal ritmo con cui quelle cellule individuano il dolore.
L’importanza di questa ricerca è evidente, dal momento che potrebbe portare a somministrare in modo più appropriato i farmaci contro il dolore. Solitamente i pazienti negli ospedali lamentano più dolore nel corso della notte, eppure di solito gli analgesici non vengono somministrati prima del mattino seguente. Altro potenziale aspetto importante collegato a questa ricerca è quello di capire come le fluttuazioni scoperte cambino tra uomini e donne, tra giovani e anziani e tra persone di diversa etnia.