Capire se tuo figlio è vittima di bullismo non è cosa semplice, i giovani hanno la tendenza a chiudersi in se stessi di fronte a certe situazioni di disagio, ma ci sono dei campanelli di allarme che è bene non ignorare.
In Italia un adolescente su due affronta problemi di bullismo, e le vittime sono sempre più giovani, eppure solo il 5% tra loro si rivolge ai genitori, agli insegnanti, o ad un adulto di riferimento se subisce episodi di bullismo o vi assiste.
Bullismo e cyberbullismo rappresentano in Italia e nel mondo, soprattutto nei paesi ad alto reddito, un problema di proporzioni sempre più preoccupanti. Le statistiche più recenti, riportate dalle Nazioni Unite, restituiscono un dato decisamente allarmante: uno studente su tre, nel mondo, vive o ha vissuto esperienze di bullismo. E se fino a qualche anno fa la fascia d’età più colpita era quella compresa tra i 13 e i 15 anni, dalle ultime rivelazioni risulta che di recente sempre più bambini al di sotto degli 11 anni ne sono colpiti.
Subire violenze fisiche e verbali, vessazioni continue e ripetute, provoca senza dubbio effetti dannosi non solo da un punto di vista psico-fisico ma più profondamente sullo sviluppo personale e sociale dei minori. I risvolti possono essere devastanti. E se si considera che al bullismo si è affiancato in tempi più recenti, il cyberbullismo, il problema diventa di dimensioni abnormi. Sì perché, grazie alla rete Internet, i bulli possono arrivare ad “intrufolarsi” in modo subdolo fin dentro casa della vittima, perseguitandola in ogni momento della giornata e coinvolgendo, attraverso la condivisione sul Web, un numero di persone potenzialmente illimitato. Ecco che il singolo bullo viene facilmente affiancato dal gruppo, forte dell’anonimato consentito da Internet.
Il numero di spettatori cresce così a dismisura. E sono proprio quegli spettatori che assistono passivamente e non agiscono, ma spesso anzi ironizzano sugli episodi di cui sono testimoni, che accrescono in modo insopportabile il senso di disagio provocato nel giovane perseguitato. Diventa così ancora più difficile, se non impossibile, per la vittima affrontare il problema e sempre più spesso leggiamo di suicidi provocati proprio da casi di bullismo e, ancor di più, di cyberbullismo.
Per un giovane nel pieno dell’età evolutiva, con tutti gli sconvolgimenti che questa già porta con sé, può essere complicato pensare di rivolgersi ad un adulto per chiedere aiuto. Il senso di colpa, la vergogna, la sensazione di inadeguatezza sono proprio lì dietro l’angolo, e lo terranno chiuso nel suo dolore il più delle volte. Ecco perché diventa fondamentale prestare la massima attenzione ai segnali di disagio che i nostri ragazzi manifestano, riconoscerli per tempo ci permetterà di aiutarli e sostenerli nel modo più adeguato.
I primi, e forse più facili da notare, sono gli eventuali segni fisici: lividi o ferite di origine sospetta possono essere provocati da violenze fisiche subìte; tagli multipli, in particolar modo sugli arti, potrebbero rivelare forme di autolesionismo dovuto a un profondo malessere. Ci sono poi i segnali fisiologici e le variazioni nel comportamento da non sottovalutare: un’improvvisa e ingiustificata mancanza di energie, incubi ricorrenti e difficoltà nel prendere sonno, importanti cambiamenti nel rapporto con il cibo, aggressività o una particolare tendenza alla solitudine e all’introspezione, sono tutti campanelli d’allarme che possono nascondere un grande disagio.
E da ultimo non bisogna trascurare i segnali legati alla scuola che possono andare dal rifiuto di frequentarla, al calo del rendimento, alla semplice ritrosia nel parlarne o nel descrivere le situazioni vissute nell’ambiente scolastico e le interazioni sociali al suo interno. L’osservazione quindi è sicuramente il primo, importantissimo, passo per capire se un ragazzo si trova a dover affrontare episodi di bullismo o cyberbullismo. La comprensione, la dolcezza, la non invasività e insistenza nel chiedere rappresentano poi senza dubbio l’approccio più valido per aiutarlo ad uscire da queste infide trappole.