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Selvaggia Lucarelli e il commento sulle Foibe che indigna il web

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Paolo Colantoni

Dopo il ricordo di Amadeus durante la quarta puntata del Festival di Sanremo, la nota giornalista ha scritto un commento sui social che ha scatenato l’indignazione generale

Durante la quarta puntata del Festival di Sanremo, Amadeus si è preso uno spazio per commemorare l’eccidio di migliaia di italiani da parte dell’esercito di Tito. Il conduttore e direttore artistico della 73esima edizione del Festival della Canzone italiana,  si è seduto in platea tra il pubblico ed ha letto una commovente lettera, che ha spiegato (in parte) ciò che accadde a migliaia di nostri concittadini alla fine degli anni quaranta, durante il massacro delle Foibe.

Il tweet di Selvaggia Lucarelli che indigna il web – Notizie.com

Tra la commozione generale, Amadus ha letto un brano del libro di Egea Haffner, la bambina con la valigia. Parole forti, che hanno commosso il pubblico presente e i telespettatori. Parole che Egea, considerata il simbolo degli esuli, aveva già rilasciato in esclusiva al nostro sito e con le quali spiegò perfettamente il dramma vissuto dalla sua famiglia e da numerose persone, costrette (senza una spiegazione logica) a lasciare (nella migliore delle ipotesi) la propria città. “In quel momento non sapevo ancora che avremmo lasciato la nostra casa, la nostra vita. Io e mia madre, perchè mio padre già non c’era più. Un giorno vennero dei soldati di Tito e bussarono alla porta. Dissero a mia madre che papà doveva seguirli per un controllo, ma non tornò mai più”.

Per la prima vota, dopo anni di richieste e di tentativi andati a vuoto, la Rai ha dato uno spazio così importante al ricordo della tragedia, che portò all’uccisione di quasi 5000 italiani, gettati nelle Foibe dagli uomini dell’esercito di Tito. Ma per qualcuno questa vicenda risulta essere talmente fastidiosa da ricordare che, al solo pensiero dello spazio concesso dalla tv pubblica, è scattata una sorta di orticaria. Un fastidio figlio di anni in cui una determinata verità è rimasta sempre nascosta. Dimenticata in un cassetto. Averlo aperto, ha portato all’indignazione. Selvaggia Lucarelli, pochi istanti dopo il ricordo di Amadeus, ha scritto su Twitter un pensiero che ha scatenato reazioni indignate e commenti duri da parte di molti utenti. “Ora basta rompere il ca**o con E LE FOIBE”. Una provocazione che ha portato migliaia di risposte indignate.

La giornalista, in tweet successivi, ha lasciato intendere che il pensiero era rivolto a tutti quelli che, negli anni, lamentavano il silenzio verso questa vicenda. Come se chiedere che una tragedia (per anni dimenticata e non evidenziata nemmeno sui libri di scuola) fosse ricordata, diventasse una rottura, un fastidio, un qualcosa da combattere. La migliore risposta al tweet polemico di chi è rimasto sconvolto dal racconto di un passato ancora troppo duro da digerire, la si può leggere nelle parole di Marino Micich, direttore dell’Archivio del Museo Storico di Fiume, che ai nostri microfoni, parlando del silenzio che ha accompagnato la vicenda per anni, ha dichiarato: “Per decenni è stata considerata una materia ideologica, strumentale, una sorta di lotta politica. Da una parte c’erano quelli che volevano ricordare le vittime e i sacrifici degli esuli, dall’altra si era formato un gruppo avverso, che ancora oggi è protagonista di fenomeni di negazionismo e giustificazionismo. Persone che vorrebbero spiegare le Foibe come una risposta al Fascismo. Ma non è così”.

“Ma quale fascismo”

L’incontro tra Micich e il Ministro Sangiuliano – Notizie.com –

Micich, che ieri ha incontrato il Presidente della Repubblica Mattarella e il Ministro della Cultura Sangiuliano, continua: “Il Fascismo e il Nazismo sono stati sconfitti a maggio del 1945. Quello che è accaduto in Istria, Fiume e Dalmazia e nell’est europeo, è stata una rivoluzione comunista che ha eliminato alla base i nemici di classe: i borghesi, gli imprenditori i vescovi, i religiosi. C’è stata una rivoluzione, durante gli anni della pace. Questo non si è mai potuto dire chiaramente. Non si tratta di una risposta al fascismo, le Foibe e l’esodo sono una manifestazione del rigore delle dittature comuniste nell’est europeo. In questo caso si trattava della Jugoslavia di Tito. La nostra comunità è stata testimone tragica di questa politica repressiva”.

 

 

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Paolo Colantoni