Il report presentato da Nomisma nel corso della nona conferenza economica della Cia-Agricoltori italiani indica un trend agghiacciante. In arrivo delle contromisure per tentare di regolarlo e arginarlo il più possibile
La tendenza è sempre più preoccupante ed è un qualcosa con il quale probabilmente diventerà inevitabile farci i conti. Un report di Nomisma presentato nel corso della nona conferenza economica della Cia-Agricoltori italiani stima infatti un progressivo impiego di insetti come ingredienti nei prodotti alimentari. Un dato che vede la produzione nell’Unione Europea in crescita di 180 volte, passando dalle 500 tonnellate del 2019 alle 900 del 2025, fino ad arrivare a 260 mila tonnellate nel 2030. Solo considerando i prossimi tre anni, le vendite di pane, sostituti della carne e nutraceutici a base di polvere di insetti crescerà in media anche del cinque%.
Si tratta di un trend ormai inarrestabile, che ha spinto le aziende a richiedere iniziative per difendere e preservare i prodotti della dieta Mediterranea. L’assemblea della Cia ha infatti posto l’accento sulla necessità di una corretta etichettatura sulle confezioni che contenga anche un’ulteriore specificazione: “Deve essere chiaro che non si possono definire prodotti tipici”.
Insetti in cucina, sono sempre di più
Il primo passo di tutela potrebbe quindi essere il rafforzamento dell’etichettatura, ma questo non arresterà la proliferazione di start up che investono negli allevamenti di grilli, visti oggi come un’opportunità in ottica futura. Francesco Lollobrigida, ministro delle Politiche agricole e sovranità alimentare, è intervenuto nel corso del programma “Controcorrente” su Rete4: “Non credo che gli insetti faranno concorrenza alla dieta mediterranea, li temo poco. La cosa importante è che i cittadini siano informati qualora queste sostanze dovessero essere inserite nell’alimentazione perché ognuno è libero di decidere quello che mangia ma deve sapere se questi elementi vengono inseriti nell’alimentazione”.
Ciò che lo preoccupa è altro: “Una deriva che va verso la standardizzazione dei prodotti e che mette in discussione l’elemento di forza della nostra cultura della cucina, della nostra cultura della produzione che è la qualità”. Di questo ne ha parlato anche a “Porta a Porta”: “Credo che questa sia un’apertura rispetto al grande tema della carne sintetica prodotta in laboratorio”. Sempre attraverso le pagine del rapporto di Nomisma, si può leggere che a livello mondiale laboratori e start up sono passati da 13 del 2016 a 117 del 2022 e la produzione globale di carne in vitro al 2030 potrebbe arrivare a 2,1 milioni di tonnellate. Numeri che parlano di “un rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata con ovvie conseguenze sulle aree interne con il progressivo abbandono dei territori”, come sottolinea Cristiano Fini, il presidente di Cia-Agricoltori italiani.