L’omicidio sarebbe stato commesso attraverso i batteri del botulismo iniettati nel corpo del poeta cileno. Un nipote afferma che le sostanze trovate nei suoi resti “erano nel corpo al momento della morte“. Le indagini sono partite dopo la testimonianza da parte dell’autista
Il nipote del poeta cileno Pablo Neruda, Rodolfo Reyes, assicura che il gruppo internazionale di esperti che ha analizzato il batterio Clostridium botulinum, trovato nel corpo dello zio nel 2017, ha stabilito che la sua origine era endogena. Questa conclusione degli esperti, spiegata da Reyes all’agenzia Efe, confermerebbe la tesi della denuncia del Partito Comunista del Cile, secondo il quale la sostanza “è stata iniettata come arma biologica“, provocandone dunque la morte per avvelenamento.
“Posso dirlo perché conosco i rapporti. Lo dico, da avvocato e nipote, con molta responsabilità, perché il giudice non può ancora segnalarlo, perché deve avere tutte le informazioni“, ha poi detto Reyes in un’altra intervista con El País, confermando le informazioni anticipate all’agenzia di stampa: “Questo è quello che stavamo aspettando, perché il panel del 2017 aveva già trovato Clostridium botulinum, ma non si sapeva se fosse endogeno o esogeno. Cioè, se fosse interno o esterno. E ora è stato dimostrato che era endogeno e che è stato iniettato o posizionato”.
Dal tumore all’avvelenamento, come è cambiata la storia
Il premio Nobel morì il 23 settembre 1973 nella clinica Santa María de Santiago, 12 giorni dopo il colpo di stato che rovesciò il presidente Salvador Allende. Per 40 anni la causa ufficiale della sua morte è stata ricondotta al cancro alla prostata metastatico. Questo almeno fino a quando il suo ex autista, Manuel Araya, ha fatto notare di essere stato avvelenato, una testimonianza che è stata alla base della causa intentata dal Partito Comunista. Finora solo il nipote di Neruda ha fornito dettagli sui risultati dei test effettuati dal panel di esperti internazionali. Le risposte ufficiali dovrebbero essere rese pubbliche questo mercoledì, quando il rapporto sarà consegnato al giudice Paola Plaza.
La scadenza è già stata posticipata due volte finora questo mese. Quella del 4 febbraio è stata annullata perché uno degli esperti, il biochimico cileno Romilio Espejo, non ha potuto partecipare a causa degli incendi boschivi che hanno colpito il sud del Cile. La seconda data di consegna era stata fissata per due giorni dopo, il 6. Quella volta il giudice ha riferito che gli specialisti non hanno raggiunto un consenso. Le informazioni fornite dal collegio di esperti non sono vincolanti per la decisione giudiziale che il magistrato deve assumere. Tuttavia, a partire da marzo, devono essere valutate le prove scientifiche con l’indagine giudiziaria per determinare se ci sia stato o meno un intervento di terzi.