“Dante”, opera di Claudia Savini per Bertoni Junior: la recensione

Recensione a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo. “Dante” – opera di Claudia Savini per Bertoni Junior – è in vendita in tutte le librerie al costo di 13,50 euro. Il volume colpisce già per la sua copertina estremamente originale. La Savini è moglie e mamma, vive a Foligno in provincia di Perugia e ricopre da tanti anni il ruolo di insegnante elementare.

L’esperienza scolastica insieme a quella di educatrice scout le hanno consentito di costruire una profonda relazione con il mondo di bambini e ragazzi che sono capaci di donare molto più di quello che gli adulti possano riuscire ad immaginare. Questo lavoro della Savini – dalla trama semplice ma accattivante – è una ulteriore opportunità per chi non abbia ancora avuto occasione di interfacciarsi con l’autore della Divina Commedia, Dante Alighieri. La sua vita sembra un puzzle con tanti pezzi che noi lettori vogliamo incastrare per forza in quello che noi sappiamo, come ficcare un blocchetto quadrato in un buco rotondo. Dante lo si può immaginare come un uomo che cammina all’indietro in un bosco fitto e intricato. Come avrete visto non ho raccontato molto: è palese la difficoltà nello spiegare questo testo, perché c’è la paura che una una parola in più possa suggerire qualche anticipazione. Come scrisse Jacques Le Goff, il Sommo Poeta è stato “il grande reazionario che riassume in sé tutto il medioevo”. La vicenda all’inizio è molto semplice si sviluppa poi in modo più complesso ed esplode nel finale. Questo è sicuramente un punto di forza del libro. Consigliato per chi è in cerca di una storia sorprendente e per chi, come me, sceglie di abbandonarsi a un genere poco conosciuto: vi piacerà.

Una cosa che ho scoperto recentemente grazie al web sull’infinito Dante sono alcuni suoi modi di dire che usiamo ancora oggi nel quotidiano, come per esempio, “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”: siamo nel Canto III dell’Inferno, versi 6-9: «Dinanzi a me non fuor cose create / se non etterne, e io etterno duro. / Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate». È la scritta incisa sopra il portone dell’Inferno, che incute terrore nel poeta. Virgilio, a quel punto, lo prende per mano per condurlo nel regno delle tenebre. I primi versi si riferiscono al fatto che l’Inferno venne formato dopo le cose create direttamente da Dio (angeli, sfere celesti), destinate a durare per sempre, e che esso è a sua volta eterno. L’ultima parte, ovviamente, allude al fatto che le anime dannate devono, entrando nell’Inferno, abbandonare qualsiasi speranza: la loro pena è per sempre. Oggi la frase si usa perlopiù in modo scherzoso davanti a una prova ardua o a un compito percepito come particolarmente difficile da affrontare.
Altro esempio: “Non mi tange”, ovvero non mi interessa, non mi tocca, non mi riguarda. «Io son fatta da Dio, sua mercè, tale, / Che la vostra miseria non mi tange», leggiamo ai versi 91-92 del Canto II dell’Inferno. È Beatrice a parlare; e lo fa per rassicurare Virgilio del fatto che nulla di ciò che dovesse accadere all’Inferno potrà in alcun modo ferirla, perché lei è “fatta da Dio” e per questo le miserie umane, per l’appunto, non la tangono, non la toccano.

Da sempre, Dante è l’unico autore che chiamiamo solitamente con il nome di battesimo, e non con il cognome: non è l’Alighieri, è Dante e basta. Questo perché è uno di noi, lo sentiamo di casa. Ma soprattutto, è autore di un capolavoro letterariamente sofisticatissimo ma che può essere letto anche come una grande opera fantasy, goduto come un film in cinemascope o una serie tv. In qualsiasi momento della vita, Dante può esserti vicino. Gli altri no.

https://www.mondadoristore.it/Piccoli-grandi-Dante-Claudia-Savini/eai978885535293/

Gestione cookie