Indiana Jones 5, in che direzione andrà la saga?

Mancano poco più di quattro mesi a Indiana Jones: la ruota del destino e il suo regista ha voluto parlare delle difficoltà incontrate.

La storia della saga di Indiana Jones ha inizio nel 1981 con lo splendido I predatori dell’arca perduta e, da allora, la società ha subito un rapido e radicale cambiamento in termini di equilibri politici e sociali, rendendo realmente ostica una naturale prosecuzione della saga. Il tentativo di ampliare la storica trilogia diretta da Steven Spielberg era già avvenuto nel 2008 con il deludente Indiana Jones e il regno di cristallo, diretto dallo stesso Spielberg, ma una sceneggiatura debole e dei personaggi fin troppo stereotipati ne decretarono il definitivo fallimento.

Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta, Notizie.com

Forse, più che cimentarsi in un goffo ritorno al passato, la saga avrebbe dovuto raccontare proprio il profondo cambiamento avvenuto nella società, cosi da indurre il pubblico ad un facile ma efficace sentimento di nostalgia nei confronti di un eroe in fase discendente. Ecco che, a ben quindici anni dall’ultimo fallimentare esperimento di prosecuzione della saga, il regista James Mangold sembrerebbe voler imboccare proprio la strada della nostalgia, in un quinto capitolo che, almeno dal trailer, pare presentarci un Indy definitivamente rassegnato alla conclusione di un epoca d’oro. 

Indiana Jones è finito?

Mangold ha voluto parlare delle difficoltà incontrate nel concepimento di un’opera così distante dalla trilogia di riferimento, giustificando anche le numerose carenze del quarto capitolo diretto da Spielberg: “I primi tre film di Indiana Jones si sono svolti più o meno nello stesso periodo. Tutti si adattano facilmente allo stile serializzato, spettacolare, quasi d’azione dei film usciti nel periodo in cui sono ambientati. La sfida per Steven Spielberg in Il regno del teschio di cristallo e per me in questo quinto capitolo è: come si fa ad andare avanti nei decenni in cui il mondo non è più diviso in maniera così netta tra bene e male, tra bianco e nero? Dove l’intero concetto di razziare tombe e combattere per le reliquie è visto in maniera differente? Non si tratta di cambiare la storia ma di permettere al personaggio di sperimentare com’è cambiato il mondo intorno a lui”.

Indiana Jones 4, Notizie.com

Ricordiamo che la prima trilogia si ambientava interamente nel corso dei decenni trenta e quaranta del novecento, il quarto capitolo nel 1957 e questo attesissimo Indiana Jones: la ruota del destino nel 1969. Il concetto espresso da Mangold ricorda da vicino la complessa evoluzione portata avanti nella saga di James Bond, che proprio in 007 Skyfall (2012) riuscì efficacemente ad esprimere le caratteristiche del ventunesimo secolo. Proprio come Indiana Jones, Bond fu costretto a fare i conti con l’età che avanzava, ma soprattutto con dei nemici non più definiti, che non potevano più semplicemente identificarsi con una nazione specifica.

Indiana Jones 5, Notizie.com

Mangold ha proseguito, ampliando il concetto già espresso: “La nostra percezione della politica è più grigia. Chi è un cattivo? Con chi stiamo lavorando? Contro chi stiamo combattendo? Tutte queste sono guerre per procura. Non è così semplice come intorno alla Seconda Guerra Mondiale. Cosa succede ad un eroe costruito in un mondo in bianco e nero quando è il mondo è grigio? È un problema che produce umorismo, contraddizioni, e adattamenti a cui dovrà sottoporsi il personaggio”. Non possiamo che attendere con ansia questo quinto capitolo, sperando che Mangold e colleghi siano riusciti ad evitare l’infausto destino del quarto capitolo.

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