Omicidio Luca Sacchi, udienza saltata: il motivo crea polemiche

Omicidio Luca Sacchi, nella giornata di ieri l’udienza è saltata: il motivo fa discutere ed allo stesso tempo crea polemiche

Processo Luca Sacchi
Processo omicidio Luca Sacchi (Ansa Foto) Notizie.com

C’era grande attesa, nella giornata di ieri martedì 14 febbraio, a Roma per l’udienza relativa all’omicidio di Luca Sacchi. Ovvero il giovane ucciso con un colpo d’arma da fuoco nella Capitale il 23 ottobre del 2019. Alla fine, l’udienza, non si è svolta. Per un motivo che, allo stesso tempo, ha provocato non poche polemiche. Gli imputati in questo processo non si sono presentati. Per quale motivo? Soffrono di claustrofobia. I giudici dopo essersi assicurati che i due imputati, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, hanno rifiutato il trasferimento dal carcere di Rebibbia a piazzale Clodio (onde evitare avere altre crisi sulla camionetta della penitenziaria) ha deciso di disporre un nuovo rinvio.

Sempre in questo mese, ma per giovedì 23. Ricordiamo che Del Grosso è stato condannato, in primo grado, a 27 anni di carcere mentre Pirino a 25. Nel frattempo sono arrivate anche le parole del padre di Luca, Alfonso Sacchi. Quest’ultimo ha affermato: “Quando hanno ucciso mio figlio quei due erano su una smart che è molto più piccola di una camionetta per il trasporto dei detenuti. Adesso soffrono di claustrofobia? Allora perché viaggiavano in una Smart in due all’epoca? Oggi, per un genitore, essere qui non è per niente facile“.

Omicidio Luca Sacchi, imputati soffrono claustrofobia: rimandata al 23 febbraio

Processo Luca Sacchi.
Omicidio Luca Sacchi (Ansa Foto) Notizie.com

Non solo quelle del padre, ma dopo l’udienza sono arrivate anche le parole della madre, Tina Galati: “Da quando è morto Luca soffro di attacchi di panico, tachicardia e da un orecchio non sento più. Eppure sono la mamma. Non si può allungare questa tortura, davvero non ce la faccio più. Voglio che tutto questo processo finisca per starmene da sola con il mio dolore“.

Ricordiamo che il giovane venne ucciso con un colpo di pistola sparato alla testa. A pochi passi di un pub nel quartiere situato ad Appio Latin di Roma. Non solamente i due indagati citati in precedenza, in primo grado sono stati condannati anche Marcello De Propris, a 25 anni (colui che ha fornito la pistola) ed anche  la fidanzata della vittima, Anastasiya Kylemnyk, a 3 anni per violazione della legge sugli stupefacenti.

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