Il legale di Messina Denaro parla delle cure ricevute e definisce gravi le condizioni. I medici però smentiscono le affermazioni.
“La cella non può essere paragonata ad un laboratorio medico. Non so se lo stanno curando bene”. Con questa affermazione, Lorenza Guttadauro, legale e nipote del boss, ha voluto fare chiarezza sulle condizioni di Matteo Messina Denaro.
Dopo una lunga latitanza, la cattura è avvenuta anche a causa delle difficoltà da parte del boss di curare un male al colon e le sedute di terapia si stanno svolgendo in un laboratorio creato ad hoc proprio nel carcere di L’Aquila, nel quale si è svolto anche l’interrogatorio. Il 13 febbraio, il procuratore Maurizio De Lucia e il procuratore aggiunto Paolo Guido hanno trovato il detenuto “sereno, lucido e con tutte le cure del caso”, ma le dichiarazioni del legale fanno luce su quello che potrebbe essere il quadro clinico. Il condizionale è d’obbligo, perché i medici che hanno in cura Messina Denaro reputano “buone” le condizioni di salute del detenuto. La precisazione è arrivata infatti dopo che Lorenza Guttadauro definiva grave lo stato di salute del boss, mentre da fonti sanitarie smentiscono le affermazioni sottolineando che “non corrispondono al quadro clinico”.
“Sereno e lucido”. Sarebbe apparso in buone condizioni Matteo Messina Denaro al primo interrogatorio che si è svolto 3 giorni fa. Il detenuto, nel faccia a faccia, ha risposto alle domande del procuratore Maurizio De Lucia e all’aggiunto Paolo Guidi, giunti direttamente da Palermo. L’interrogatorio sarebbe durato all’incirca 3 ore, ma emerge che buona parte sia trascorsa per preparare il primo faccia a faccia.
I procuratori sarebbero infatti andati via dopo circa 3 ore, ma dal colloqui non sarebbero emersi contributi definiti significativi per l’inchiesta portata avanti, tanto è vero che il verbale relativo al confronto non sarebbe stato neanche secretato. La sensazione però è che il boss sia a conoscenza di molti più segreti rispetto a quelli riferiti dai collaboratori di giustizia, e una sua collaborazione, che è una speranza e non del tutto da escludere ma sembra difficile, potrebbe far luce su molti fatti di mafia che si sono svolti dagli anni ’90 in poi.