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Cronaca

Tumore al colon retto, come curarlo senza chemio

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Argia Renda

È possibile curare il tumore al colon retto senza ricorrere all’aiuto della chemio terapia: pare proprio che la scienza dica di si.

Potrà sembrare incredibile e quasi impossibile da credere, eppure la scienza negli anni ha fatto dei passi da gigante e pare proprio avere trovato il modo di curare il tumore al colon retto senza dovere per forza ricorrere alla chemio terapia.

Tumore al colon, Notizie.com

Ad avere annunciato questo passo in avanti è stato lo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Torino e dell’Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare di Milano, uno studio finanziato dalla Fondazione Airc di ricerca contro il cancro. Pare infatti che questo team di studiosi nella nota ufficiale ha parlato di una nuova terapia che può in qualche modo curare i pazienti che vengono colpiti dal tumore al colon retto che almeno per il momento viene individuato come seconda causa di morte a livello mondiale. Ma entriamo nel particolare.

Tumore al colon, in cosa consiste la cura?

La terapia potrebbe convertire tali tumori, oggi difficili da curare, in malattie trattabili con immunoterapia, aumentando potenzialmente la percentuale di pazienti che potrebbero beneficiare di questa opzione, per ora applicabile solo nel 5% dei casi con questo tipo di tumori” sono queste le parole riportate nella nota ufficiale dell’Università di Torino che si occupa appunto dello studio.

Questo tipo di risultato è stato raggiunto dopo una serie di esperimenti che sono stati condotti su i topi di laboratorio, la base di tutto è infatti il pensiero di evitare la chemioterapia che distrugge le cellule tumorali con la somministrazioni di sostanze chimiche per avanzare l’utilizzo di una terapia immunoterapica che invece ha il compito proprio di stimolare il sistema immunitario dell’organismo.

Tumore al colon, Notizie.com

“Il tumore ha perso il meccanismo di riparazione del DNA (o “mismatch repair” MMR n.d.r) e, di conseguenza, è caratterizzato da un’elevata produzione di proteine alterate che in gergo si chiamano neoantigeni. Tali proteine attraggono le cellule del sistema immunitario rendendo il tumore efficacemente trattabile con l’immunoterapia” sono queste le parole del Direttore del programma di ricerca IFOM  e docente universitario Alberto Bardelli.

Per concludere poi, sempre dopo questo studio condotto su un campione di pazienti, si è individuato nel farmaco 6-Tioguanina, la chiave giusta per: “aumentare la frazione di cellule tumorali “calde” (cioé sprovviste di MMR funzionante), in grado quindi di attrarre antigeni e rendere la neoplasia vulnerabile all’azione del sistema immunitario dell’organismo umano”. Certamente un passo in avanti per la scienza che si spera possa salvare ancora più vite.

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