Un report ha segnalato come gli episodi di minacce ai calciatori siano pericolosamente in aumento. Gravina: “Servono sanzioni più efficaci”
La violenza nel calcio italiano è tristemente e pericolosamente in aumento. I numeri del 2022 suonano ancora una volta come campanello d’allarme di una situazione che sta arrivando al limite della sostenibilità. Calciatori e arbitri sono costantemente vessati dai tifosi e dagli ultras, vittime nel post pandemia anche di minacce fuori dal terreno di gioco, anche via social, e anche alla propria famiglia.
Il report dell’AIC, l’Associazione Italiana Calciatori chiamato Calciatori sotto Tiro, presentato solo pochi giorni fa, porta con se numeri preoccupanti riguardo alla violenza nel nostro calcio. Nel solo 2022 sono stati 121 gli episodi di violenza accertati a danno dei calciatori. Violenza sia fisica che verbale fino alle minacce per il giocatore alla propria incolumità e a quella della sua famiglia. Il calcio professionistico, rispetto a quanto si possa pensare, possiede il primato con l’85% degli episodi. Di questi 7 su 10 avvengono in Serie A. Nei campionati dilettantistici il picco invece avviene il Eccellenza e in Terza Categoria. Sotto mira principalmente i calciatori stranieri con la solita piaga del razzismo a farne da padrona verso i calciatori di colore. Seguono i giocatori di origine balcanica e quelli provenienti dall’America Latina.
La violenza del Calcio italiano non si esaurisce ovviamente ai soli calciatori e a contribuire all’allarme lanciato anche dal Presidente della FIGC Gravina sono anche i report sulle violenze contro la classe arbitrale. I 151 episodi si distribuiscono tristemente per la maggioranza nei settori giovanili dove sono i genitori ultras a rovinare molto spesso il futuro dei propri figli. Di questi – e questo è il dato più spaventoso – 8 episodi di violenza sono stati registrati anche nei confronti di arbitri o componenti della squadra arbitrale donne. L’allarme di Gravina è chiaro: “Servono misure più severe“, ha detto il presidente federale. “Il Daspo non basta, un allontanamento temporaneo non risulta mai sufficiente a smorzare questi episodi“.
I dati in continua crescita dal post pandemia riguardano specialmente le minacce subite da giocatori e arbitri, minacce che avvengono per la maggior parte allo stadio 60%, ma anche via social, e prendono di mira soprattutto i giocatori stranieri. Gli italiani colpiti da violenza sono per lo più attaccati per le loro origini meridionali. Il report AIC segnala come quasi la metà degli episodi avvenga nel nord Italia (49%), mentre la Lombardia (26%) è prima nella classifica dei peggiori seguita da Campania, Veneto e Lazio (12%). Nel 64% dei casi a minacciare di violenza, insultare con cori, augurare malattie incurabili o perfino minacciare la famiglia, sono i tifosi avversari; ma il dato in crescita è quello dell’attacco da parte del fuoco amico. Preoccupazione sottolineata dal Presidente dell’AIC Umberto Calcagno al momento della presentazione del report, specialmente verso la nuova tendenza dell’attacco personale ad un singolo giocatore perpetuato dalla sua stessa tifoseria, il tutto ai vertici del calcio italiano. Episodi secondo Calcagno che non devono lasciarci indifferenti, “Nonostante purtroppo una certa cultura della violenza sia insita anche nei calciatori stessi che sanno di doversi aspettare certe volte comportamenti di questo tipo dai tifosi“.