E’ sentenza in via definitiva, un anno e sei mesi per peculato per aver usato fondi regionali per uso improprio quando era consigliera
Condannata in via definitiva dalla Cassazione. Alla sottosegretaria di Fratelli d’Italia al ministero dell’Università, Augusta Montaruli, è arrivata la conferma della sentenza a un anno e sei mesi per peculato nell’ambito di uno dei diversi filoni della “Rimborsopoli” piemontese. Il processo che è andato avanti per anni per via delle spese pazze che vennero fatte da alcuni gruppi in Consiglio regionale durante il mandato 2010-2014, tra cui proprio l’allora consigliera Montaruli, oggi sottosegretario all’Università del governo Meloni.
Ma non c’è solo lei. La Cassazione, secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie, ha confermato, oltre alla Montaruli, pure la condanna a un anno e sette mesi per l’ex presidente della Regione, Roberto Cota, e quella a anno e cinque mesi per l’ex deputato ed ex sindaco di Borgosesia, Paolo Tiramani (Lega). Si tratta degli esiti del secondo processo d’Appello che era stato disposto dopo il rinvio della Suprema Corte, la quale, durante il processo, aveva aveva chiesto di rivedere l’importo delle irregolarità e di tutte le spese extra effettuate. E di situazioni poco chiare ne sono venute fuori parecchie.
Le spese pazze sostenute: somme e oggetti La Montaruli si dimette da sottosegretario?
Un problema questa condanna da parte della Cassazione. Un dilemma non solo giudiziario, ma anche e soprattutto politico. Di sicuro la Montaruli non decade però resta la condanna e un sottosegretario che svolge un ruolo per le Istituzioni non può avere un simile peso sulle spalle, soprattutto se lavori per Giorgia Meloni. Il Premier su queste cose, non tanto perché ora è il presidente del Consiglio, non scherza e questo è la sua storia politica che lo dice e lo conferma. Ora saranno le opposizioni che cercheranno di soffiare sul fuoco, ma non ce ne sarà bisogno anzi probabilmente nelle prossime ore sarà la stessa Montaruli che prenderà la decisione più corretta e potrebbe essere quella di dimettersi.
Per quanto riguarda le spese, sembrano essere piuttosto dettagliate come 25mila euro (e non 41mila come si è sempre detto) di acquisti illeciti con soldi pubblici a causa dei quali la Montaruli è stata condannata in via definitiva, che comprendono vestiti griffati Hermès, cristalli Swarovski; lavanderia, articoli di pelletteria (tra cui una borsa Borbonese), perfino seimila euro per uno studio sulla propria reputazione social e 4.800 per un corso sull’uso dei social network, ma anche dei regali natalizi esagerati. Nonché spese per alcuni ristoranti altolocati, “anche per un elevato numero di commensali”, in più, scrivono i giudici spese stravaganti per libri, riviste e oggetti (vibratori) per giochi di coppia proibiti.