Lo stop al Superbonus ha portato a diverse polemiche e il governo si è messo al lavoro per cercare di evitare spaccature. Ecco l’ultima ipotesi.
Possibili novità sulla vicenda Superbonus. Il governo nella giornata di ieri, sabato 18 febbraio, ha aperto a delle modifiche al provvedimento approvato in Consiglio dei ministri e proprio nella maggioranza in queste ultime ore sono in corso dei ragionamenti. L’obiettivo è arrivare con una nuova proposta all’incontro previsto nel pomeriggio di domani a Palazzo Chigi tra l’esecutivo e le imprese.
Secondo quanto riferito da Il Giornale, l’ultima ipotesi, avanzata dal capogruppo alla Camera Foti, è quella di cartolarizzare i crediti fiscali lasciati dai cantieri del Superbonus. Una possibilità che potrebbe redistribuire sul mercato il macigno da 110 miliardi che grava sui conti pubblici del nostro Paese e quindi renderlo più sostenibile. L’obiettivo, infatti, sarebbe quello di spezzettare e impacchettare questi crediti in altri prodotti per poi ricollocarli sul mercato tramite una apposita società veicolo.
L’ipotesi di cartolarizzare i crediti fiscali sarà discussa nell’incontro tra governo e imprese previsto nel pomeriggio di lunedì 20 febbraio a Palazzo Chigi. Un vertice utile all’esecutivo sia per spiegare i motivi che hanno portato il Consiglio dei ministri ad approvare lo stop al Superbonus che per valutare insieme le possibili modifiche al provvedimento.
In questo momento l’obiettivo principale da parte dell’esecutivo è quello di superare l’impasse e per farlo sono al vaglio diverse ipotesi. La più importante è quella di una cartolarizzazione dei crediti. Una novità che consentirebbe di rendere più sostenibile il macigno da 110 miliardi che ormai grava da tempo sui conti pubblici.
Intanto il Superbonus pensato dal governo giallorosso viene bocciato dalla Cgia di Mestre. Secondo l’ultimo report dell’Ufficio Studi, l’affare vale da solo 71,1 miliardi di sconti fiscali e gli immobili interessati fino ad oggi sono stati 372mila, pari al 3,1% dei 12,1 milioni di edifici interessati dal provvedimento.
Insomma numeri davvero molto bassi se si considera anche la direttiva green del Parlamento europeo, che ha fissato l’obiettivo della neutralità carbonica delle nostre case entro il 2050.