La numero due della commissione cultura del nuovo governo talebano insediatosi in Afghanistan ha nuovamente vietato alle donne di praticare qualsiasi tipo di sport, perché ritenuto non indispensabile
Sono state escluse da istruzione, lavoro, sport, e anche le passeggiate al parco senza accompagnatore sono proibite. Sono state allontanate anche dalle Organizzazioni non governative che così non possono aiutarle, fatte ripiombare nel terrore tanto da impedire anche qualsiasi forma di protesta, per i talebani semplicemente non esistono, sono costrette a essere invisibili.
I talebani sono un’organizzazione politica e militare afghana, a ideologia fondamentalista islamica, presente in Afghanistan e nel confinante Pakistan. Il termine “talebani” è lo stesso usato per indicare gli studenti delle scuole coraniche in area iranica incaricati della prima alfabetizzazione, basata su testi sacri islamici. Dal 15 agosto 2021 sono tornati al potere in Afghanistan con il leader Abdul Ghani Baradar che, dal 7 settembre 2021, presiede a un nuovo governo talebano.
Le lancette del tempo non solo non avanzano, ma retrocedono di secoli, questa è la sensazione ogni giorno che passa se guardiamo all’Afghanistan dopo il ritorno dei talebani al potere. Non è davvero immaginabile semplicemente pensare che nel 2023 ci siano donne che non possono uscire di casa se non accompagnate da un uomo di famiglia, nessun Paese al mondo, nessun regime si è mai permesso di negare alle donne il diritto all’istruzione, nessun paese al mondo continua a negare anche i diritti basilari di un essere umano.
Solo l’Afghanistan dei talebani si è spinto così in basso, imponendo divieti che calpestano non soltanto i diritti umani, ma gli stessi precetti della shariah, quel complesso di regole di vita e di comportamento dettato da Dio per la condotta morale, religiosa e giuridica dei suoi fedeli, in nome della quale vengono giustificati. L’ultimo passaggio nella negazione anche dell’esistenza è impedire qualsiasi attività fisica alle donne. anche l’amato cricket. “Non credo che alle donne sarà permesso di giocare a cricket perché non è necessario. I loro volti potrebbero non essere coperti. Non praticheranno sport in cui sono esposte” è arrivato a dire Ahmadullah Wasiq, numero due della commissione cultura del nuovo governo talebano.
Nonostante le solite rassicurazioni fatte alla comunità internazionale riguardo ai cambiamenti sulla vita futura del paese, tutte le promesse sono andate disattese come tutte le altre volte e il governo talebano ha fatto presto a mostrare il vero volto, soprattutto nei riguardi delle donne, rese invisibili non solo perché costrette come prima e più di prima a coprirsi con il burqa, ma negando loro anche i più elementari diritti umani. Il tentativo così di dare un segnale diverso all’esterno ha cozzato immediatamente con i provvedimenti presi e l’ultimo in ordine di tempo sullo sport negato alle donne ha fatto capire l’aria che tira da quelle parti.
“Non credo che alle donne sarà permesso di giocare a cricket, perché non è necessario che le donne giochino a cricket”, ha detto Wasiq, “nel cricket potrebbero affrontare situazioni in cui il loro viso e il loro corpo non sarebbero coperti. L’Islam non permette che le donne siano viste così. È l’era dei media, ci saranno foto e video, e poi la gente li guarderà. L’Islam e l’Emirato Islamico dell’Afghanistan non consentono alle donne di giocare a cricket o praticare sport in cui vengono messe a nudo”. Come sono lontani i tempi in cui la più famosa donna sportiva afgana, Robina Jalali, nel settembre del 2010, gareggiava per il suo paese alle Olimpiadi di Atene arrivando settima in batteria, con tanto di velo calato sui capelli, anche se di lei oggi, come di tante altre donne, non si hanno più notizie.