Sono state osservate tracce inequivocabili di magnetismo cosmico generato dagli ammassi di galassie quando vengono a contatto con le grandi masse di plasma che premono per entrare nella rete cosmica
Un recente studio pubblicato sull’importante rivista scientifica Science Advances, a cui hanno collaborato anche astrofisici dell’Università di Bologna e dell’INAF di Bologna, mostra per la prima volta la presenza di segnali radio prodotti da colossali onde d’urto di masse di plasma nella rete cosmica.
Erano i primi mesi del 2020 quando lo stesso gruppo di ricerca aveva ottenuto esiti molto promettenti sommando tra loro centinaia di migliaia di immagini, tutte apparentemente vuote, dei campi intergalattici presenti tra coppie di galassie. Mancava però l’anello mancante per escludere del tutto che questi segnali fossero generati da altri oggetti celesti.
Una grande scoperta nello spazio lontano
L’astronoma Tessa Vernstrom e il suo gruppo di studio dell’ University of Western Australia, a cui hanno collaborato astrofisici dell’Università di Bologna e dell‘Inaf di Bologna, ha portato a termine un’importante scoperta che è stata pubblicata sulla famosa rivista scientifica Science Advances. In pratica è stato dimostrato per la prima volta la presenza di segnali radio prodotti da colossali onde d’urto di masse di plasma nella rete cosmica. Per la prima volta quindi sono state ritrovate tracce inequivocabili del magnetismo cosmico che viene generato alla periferia degli ammassi di galassie, le più grandi strutture dell’universo: un evento predetto da decenni nelle simulazioni numeriche, ma finora mai osservato in modo diretto.
“Queste onde d’urto accelerano elettroni relativistici, che spiraleggiando in un campo magnetico esterno irraggiano energia nella banda radio dello spettro elettromagnetico”, spiega Franco Vazza, professore al Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell’Università di Bologna, associato Inaf e autore delle simulazioni numeriche utilizzate nello studio. “Le nuove osservazioni rispecchiano molto da vicino le previsioni teoriche, e questo ci fa sperare di avere effettivamente rivelato per la prima volta il segnale del plasma magnetizzato, spazzato dalle onde d’urto della rete cosmica”.
Una ragnatela cosmica
I primi algoritmi adottati già negli anni 60 prodotti da computer, avevano “scoperto” la possibilità dell’esistenza di una tela di ragno cosmica gigantesca, nel corso degli ultimi anni, gli astronomi sono poi riusciti a mappare la ragnatela cosmica che appare organizzata come un’intricata rete di filamenti e di aloni pieni di gas caldissimo e rarefatto, separati da giganteschi spazi vuoi estesi milioni di anni luce. Gli astrofisici hanno continuato a osservare questi enormi masse di gas cercando di comprendere l’evoluzione dei campi magnetici nella ragnatela cosmica e in particolare negli spazi apparentemente vuoti tra una galassia e l’altra.
“I campi magnetici pervadono l’universo, dalla scala dei pianeti e delle stelle a quella dello spazio intergalattico: tuttavia, molti aspetti fondamentali del magnetismo su scale cosmologiche ci sfuggono”, spiega Tessa Vernstrom. “Quando colossali masse di plasma vengono accelerate verso la rete cosmica, per effetto della gravità della materia già presente nella rete, si generano colossali onde d’urto che comprimono le linee di campo magnetico intergalattico. Quello che pensiamo di aver finalmente osservato per la prima volta è proprio il segnale di queste linee di campo magnetico compresse”.