Rinomata azienda produttrice di bevande a base di frutta messa alle strette per truffa da un’associazione di consumatori
Quante volte ci siamo soffermati a leggere con attenzione le etichette apposte sulle confezioni dei prodotti che compriamo quotidianamente, alla ricerca degli ingredienti migliori? Sarà capitato a tutti di preferire alcuni marchi piuttosto che altri, fiduciosi di aver riposto nel proprio carrello prodotti ricchi di sostanze benefiche, senza additivi chimici dannosi per la salute. Succede a volte però, che questa fiducia venga minata.
Un gruppo di consumatori abituali, supportato da un’associazione di categoria, ha dato il via ad un’azione legale ai danni di una consolidata azienda produttrice di succhi di frutta, con l’accusa di aver abusato della dicitura “100% frutta” nonostante la lista degli ingredienti dei prodotti non rispettasse i parametri del regolamento di riferimento.
Succhi di frutta, la contaminazione da Pfas
Nello specifico infatti, pare che i produttori abbiano sponsorizzato le bevande come il risultato di una lavorazione di ingredienti a base di frutta, totalmente naturali e sani, nonostante sia poi stata riscontrata all’interno la contaminazione da pfas, presenti in quantitativi di molto superiori rispetto ai livelli consentiti dalla legge. I pfas – sostanze perfluoro alchiliche – sono materie sintetiche impiegate tra le altre cose nella produzione di contenitori per alimenti e sono note per la loro lunga mobilità e persistenza nell’ambiente, da qui il triste appellativo di “forever chemicals”. Secondo gli ultimi studi condotti, emerge che queste sostanze potrebbero essere collegate a malattie che colpiscono in particolare reni e fegato.
Alla Bolthouse Farm, la famosa azienda californiana distributrice delle bevande oggetto della controversia, viene contestato il reato di truffa ai danni dei consumatori, ignari della presenza di materiale dannoso per la salute, rilevato solo grazie ai test che gli stessi utenti hanno commissionato a terze parti. I clienti si definiscono delusi per aver creduto in un marchio sponsorizzato come “Green Goodness 100% Frutta”, ma che a seguito della pubblicazione dei dati di laboratorio, risulterebbe positivo alla presenza di agenti di origine sintetica come pesticidi. Con ogni probabilità, la contaminazione potrebbe aver avuto origine permeando le acque inquinate o mediante il contatto con il rivestimento dei contenitori dei succhi, ma l’azienda non ha ancora rilasciato alcun comunicato in proposito per chiarire meglio la propria posizione.