Nel giorno che sarebbe stato il suo 54esimo compleanno, lo stadio di Roma ha voluto celebrare l’ex calciatore serbo, scomparso un paio di mesi fa, inserendolo nella Hall of Fame
Sport e Salute e le società dove aveva militato da calciatore Lazio e Roma hanno voluto dare l’ultimo omaggio allo sfortunato campione serbo, venuto a mancare troppo giovane dopo aver perso una lunga battaglia contro la leucemia, inserendolo nel Tour delle Leggende dello Stadio Olimpico di cui fanno già parte nomi come quelli di Giorgio Chinaglia, Alessandro Nesta, Giuseppe Signori, Francesco Totti e Daniele De Rossi, solo per ricordare alcune delle bandiere che, come Sinisa Mihajlovic, hanno indossato la maglia biancoceleste e giallorossa nel corso della loro carriera.
Alla cerimonia hanno partecipato oltre alla moglie del serbo Arianna e al direttore generale di Sport e Salute, Diego Nepi Molineris, anche Alessio Scarchilli in rappresentanza della società giallorossa e Dario Marcolin, Angelo Peruzzi, Nando Orsi e Maurizio Manzini per quella biancoceleste.
Doveroso omaggio oltre la rivalità
E’ stata la sua casa per ben otto stagioni, due con la maglia della Roma e sei con quella della Lazio con la quale ha ottenuto alcuni dei trionfi più belli della sua intensa carriera da calciatore. Ora proprio quello Stadio Olimpico ha voluto rendere il doveroso omaggio al campione serbo Sinisa Mihajlovic, scomparso poco tempo fa stroncato dalla leucemia. Nel giorno che sarebbe dovuto essere quello del 54esimo compleanno, sono state esposte nel tour delle Leggende, all’interno dello stadio, le maglie di Lazio e Roma indossate da Mihajlovic in carriera. Nel corso della toccante cerimonia erano presenti il direttore generale di Sport e Salute, proprietaria dell’impianto, la moglie Arianna e alcuni rappresentanti delle due società sportive romane che, almeno per questa volta, hanno voluto mettere da parte la storica rivalità per omaggiare nella giusta maniera un grande uomo oltre che un grande campione. “E’ una giornata stupenda, fatta di tanta emozione da parte mia e dei miei figli. E’ un onore l’affetto che state dimostrando. Sono stati giorni difficili, ma seguiamo il suo messaggio, portandolo nel cuore“, queste sono state le parole della moglie Arianna al termine della cerimonia.
L’Olimpico ponte per il futuro grazie al ricordo di Mihajlovic
Le maglie del giocatore serbo sono state posizionate proprio all’ingresso del Tour delle Leggende, prima delle altre indossate da tanti altri grandi campioni che hanno reso onore a questo impianto: “Quando uno gestisce lo stadio Olimpico gestisce le storie di grandi giocatori, allenatori e uomini. Dopo che finiva la partita prima di andare in conferenza si incontrava sempre con sua moglie, si baciavano e si abbracciavano. Mi colpiva vedere questa scena unica”, ha raccontato Nepi, “C’è il valore di un giocatore, di un uomo, di un padre e di un marito. Trovare quel tempo per la famiglia prima di una conferenza mi ha sempre stupito. Lo stadio Olimpico sarà il ponte per il futuro affinché Sinisa non venga mai dimenticato“. Anche Alessio Scarchilli ha omaggiato l’ex compagno: “A nome del mio club non possiamo non riconoscere come Sinisa si sia più legato ai colori biancocelesti, ma l’abbiamo sempre rispettato e ammirato per quanto fatto in campo. Io ci ho giocato insieme, posso solo dire che è stato un grande uomo oltre che un grande campione. È stato un compagno di squadra vero, sincero, diretto e con grande personalità”.
𝑶𝒈𝒏𝒖𝒏𝒐 𝒉𝒂 𝒊 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊 𝒔𝒐𝒈𝒏𝒊
𝑰𝒐 𝒍𝒊 𝒉𝒐 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒊𝒛𝒛𝒂𝒕𝒊 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒊
💙 pic.twitter.com/UoctMR9omz— S.S.Lazio (@OfficialSSLazio) February 20, 2023
Chi invece dopo la parentesi vissuta insieme sui campi di calcio ne era rimasto molto amico anche una volta appesi gli scarpini al chiodo è Dario Marcolin che così ha ricordato Sinisa: “Tutta la gente gli voleva bene, era apprezzato da tutti per le sue doti umane oltre che di calciatore e allenatore. Se ne è andato troppo presto, ma il suo nome non verrà mai dimenticato. “È stato un compagno e un fratello, ci tengo a ricordare la sua grandezza. Anche i giocatori che ha allenato gli hanno voluto tutti bene, perché era un uomo diretto e leale, con tutte le caratteristiche di un leader”, ha concluso Marcolin.