«Tirchieria, grettezza o pidocchieria», comunque la vogliate chiamare, a nessuno sfugge di cosa si tratti. Forse non tutti sanno però che quando il risparmio diventa un chiodo fisso, c’è da preoccuparsi
Se, pensando all’atteggiamento di alcune persone abituate a ritrarsi puntualmente davanti a spese e pagamenti di vario genere, si è soliti sorvolare, archiviando la questione come una pecca del carattere, d’ora in poi questa idea potrebbe cambiare. Una qualità costante di questo tipo, vista comunemente come un piccolo difetto poco piacevole ma che tutto sommato, potrebbe tranquillamente passare in sordina, merita effettivamente un’attenzione diversa, alla luce di quanto segue.
Secondo la legge, in base all’entità e alla costanza con quale un soggetto persegue questo tipo di comportamento, a maggior ragione se esteso forzatamente al resto della sua famiglia e di chi le gravita attorno, può diventare un vero e proprio reato. La Corte di Cassazione, con riferimento al caso specifico di un uomo ossessionato dal risparmio come modalità imprescindibile di amministrare la propria vita e quella dei familiari conviventi, ha concluso la vicenda con una condanna per maltrattamenti.
L’imputato, infatti, reo di aver agito con eccessiva parsimonia costante nel tempo è stato dichiarato colpevole per aver imposto ad altri la propria condotta estrema: quando e dove fare acquisti, di quale – ristretto – budget poter disporre, come evitare gli sprechi d’acqua, come riciclare in casa, ecc. Certo, apparentemente, potrebbe sembrare un padre esemplare con l’ambizione di insegnare ai propri cari ciò che concerne l’utilizzo consapevole delle risorse disponibili, ma più verosimilmente, si tratta di un uomo con una chiara ossessione che rasenta la patologia.
La malattia del risparmio dell’uomo in questione, un padre ed un marito soffocante, talvolta aggressivo e con la mania del controllo sulle azioni degli altri componenti della famiglia, aveva contribuito ad instaurare in casa un clima insopportabile e quasi coercitivo. Stando a quanto si legge nei verbali, i magistrati hanno descritto la sua inclinazione a lesinare su tutto, come una forma di sopraffazione a tutti gli effetti: «Tale stile di vita – riferito al risparmio rigoroso – debba essere condiviso e non possa essere imposto, men che meno in quelle che sono le minimali e quotidiane esigenze di vita in casa e accudimento personale».
Pertanto, la legge stabilisce che il reato di maltrattamenti comporta una pena dai 3 ai 7 anni di reclusione, prorogabili in sede giudiziale, laddove oltre alla violenza psicologica vi fossero riscontrate delle aggravanti in termini di percosse e aggressioni fisiche.