Durante il question time alla Camera, il ministro della Giustizia respinge la richiesta di mandare via il sottosegretario di Meloni
Il governo va veloce e punta a chiudere il ‘caso Delmastro‘. E a pensarci è il ministro della Giustizia Nordio che durante il question time alla Camera mette le cose in chiaro: “Dimissioni? E’ un’aspirazione velleitaria e metafisica che l’informazione di garanzia possa costituire un progetto di dimissioni. Diversamente, devolveremmo all’autorità giudiziaria il destino politico degli appartenenti all’assemblea“.
I lavori in Commissione sono tanti, diversi e importanti. I vari esponenti di governo che si occupano di giustizia si stanno alternando sui alcuni provvedimenti che sono in programma. Negli ultimi giorni ci sono stati Sisto e Ostellari ma il sottosegretario, la prossima settimana sarà regolarmente al suo posto per cominciare a partecipare di nuovo ai lavori e prendere le decisioni. Le opposizioni, come è normale che sia, continuano a fare il loro mestiere, ovvero minacciare di disertare l’Aula e la Commissione se il deputato di Fdi decidesse di entrare in Commissione e far sentire la propria presenza. Ma a questo genere di contestazioni anche Fratelli d’Italia ha avvertito gli altri partiti che non accetterà più diktat di alcun genere
Trattative in corso per capire la situazione e vedere se si può tentare di trovare una soluzione che riporti il sereno. Almeno questi sono i tentativi che sta portando avanti Fratelli d’Italia con il Pd. A chiedere le dimissioni di Delmastro è stato il Movimento 5 stelle. Ma il ministro della Giustizia ha sottolineato che deve essere via Arenula a decidere sulla natura della segretezza dei documenti, non certo altri. “La parola ‘segreto’ non può essere interpretata in modo estensivo ‘in malam partem’, contro cioè la persona che e’ indagata“, ha rilevato il Guardasigilli, ribadendo che “noi siamo rispettosissimi e attendiamo con fiducia quello che e’ l’esito dell’indagine che riguarda l’onorevole Delmastro, pero’ se la qualifica della segretezza o meno dell’atto non dovesse più dipendere dall’autorità che forma l’atto, cioe’ dal ministero, ma dovesse essere devoluta alla interpretazione della magistratura potrebbe crearsi una problematica che potrebbe e dovrebbe essere risolta in un’altra sede“.