Giampaolo Matrone, unico superstite della strage di Rigopiano a Notizie.com: “Mi hanno ucciso per la terza volta. Ho dovuto dire a mia figlia la verità”
“Ieri sono stato ucciso per la terza volta: la prima è stata quando ci hanno scortato in quell’albergo garantendoci che eravamo al sicuro, la seconda quando ho perso mia moglie. La terza dopo la sentenza di primo grado, che ha visto quasi tutte assoluzioni”. Giampaolo Matrone è l’unico superstite della strage di Rigopiano. Il 18 gennaio 2017 quattro scosse di magnitudo fra 5,1 e 5,4, fecero cadere una slavina sull’albergo che ospitava lui, la moglie Valentina (rimasta uccisa) e altre 40 persone, provocando 29 morti. La sentenza di primo grado ha assolto quasi tutti i coinvolti. Si sono registrate poche condanne e per reati minori.
Giampaolo Matrone, il primo pensiero appena ha ascoltato la sentenza di primo grado?
“Ho pensato che fossimo di fronte ad uno schifo totale. Quello che è successo a noi poteva succedere a tutti quel giorno. E’ come se fossimo tutti morti per la terza volta in pochi anni. Non ci scordiamo che ci hanno lasciato lì come animali. Ci hanno disprezzato. E oggi è la terza volta che ci buttano giù. Non credevo fosse possibile, non di nuovo. Siamo rimasti tutti quanti stupiti. Il giudice ha ribaltato tutte le richieste dei Pm. Da quanto ho letto in giro, le reazioni sono tutte di profondo stupore, anzi, meglio dire di disgusto. La giustizia in Italia per quanto riguarda queste tragedie sia morta“.
C’è una cosa che l’ha infastidita maggiormente?
“La cosa che mi ha dato più fastidio, forse, è la non risposta del giudice alla mia domanda dopo aver letto la sentenza. Io ho chiesto: alla fine queste persone ai cosa sono morte? Di freddo? Io 72 ore lì, sotto le macerie, ci sono stato. Ma per colpa di chi? Poi per cosa abbiamo combattuto in questi anni? Ora, a distanza di qualche ora, mi sento più tranquillo, la tensione l’ho scaricata. In Aula c’è stata molta confusione. Appena abbiamo ascoltato la sentenza stentavamo a crederci. Tutti quegli assolti e le condanne a due anni per poche persone. Il giudice poi ci ha dato il contentino del risarcimento economico. Ma a noi dei soldi non interessa nulla”.
Ha avuto modo di parlare con l’avvocato o con i Pm per un possibile ricorso in secondo grado?
“Con i Pm no. Loro hanno sempre detto che avrebbero fatto appello e noi siamo pronti ad arrivare in Cassazione. Non ho intenzione di mollare. Io speravo in un cambiamento. Credevo che da oggi avremmo potuto guardare oltre alla tragedia e tornare a vivere. Invece dovremmo ancora sopravvivere e lottare per avere giustizia”.
Sua figlia Gaia le ha detto qualcosa?
“Gaia alle 4 di ieri pomeriggio mi ha mandato un messaggino, chiedendomi se fossi riuscito a mandare in galera le persone che avevano ucciso la madre. Le avevo detto che la sentenza non era ancora stata pronunciata. La parte più dura è stata tornare a casa e trovare il coraggio di dirle la verità. Come feci a gennaio di sei anni fa, quando fui costretto a dirle che la madre non c’era più”.