“Sanità, salario minimo e appoggio all’Ucraina” per il governatore dell’Emilia Romagna. “La fine delle spartizioni e maggior coraggio sui diritti” per la sua vice.
Uno contro l’altra. In palio la guida del partito uscito con le ossa rotte dall’ultima tornata elettorale. La sfida che accompagna Stefano Bonaccini ed Elly Schlein si annuncia emozionante e suggestiva. Alla vigilia del voto decisivo, che decreterà il successore di Enrico Letta alla guida del Partito Democratico, i due candidati alla segreteria, spiegano i loro obiettivi.
“Se vinco, chiederò a 5S e Terzo Polo di fare una battaglia insieme sulla scuola pubblica, visto che il governo sta tagliando la rete territoriale”, le prime parole di Bonaccini. “Se vincerò, non sarà più tollerato che in questo partito qualcuno si senta padrone delle tessere e delle persone. Porremo fine alla logica della cooptazione, nel quale le donne vanno bene solo nel ruolo di ‘vice’. Porremo fine al partito dei capi-bastone e dei cacicchi”, la risposta di Elly Schlein. Bonaccini allontana le accuse di renzismo e annuncia di voler incontrare Calenda e Conte. “Ho avanzato due temi su cui concentrare l’opposizione comune: il salario minimo legale e la difesa della sanità pubblica”.
Elly Schlein allontana il passato, evidenziando l’esigenza di un cambio totale con i vecchi schemi del partito. “La gente ha capito che il cambiamento profondo che vogliamo non si ottiene da soli – aggiunge – o cambiando soltanto il vertice o la segretaria, ma con una mobilitazione collettiva che sia capace di scardinare le vecchie logiche, facendo largo a un nuovo gruppo dirigente”. Anche Bonaccini evidenzia la necessità di un cambio radicale con il passato: “Non mi sento vecchio, né d’età né politicamente, visto che non sono mai stato parlamentare e ho ricoperto un incarico nazionale nel Pd solo per pochi mesi. Praticamente tutti coloro che sono stati alla guida del Pd in questi anni, nei quali abbiamo conosciuto solo sconfitte a livello nazionale, appoggino Schlein. Forse perché hanno capito che intendiamo davvero cambiare, darci un nuovo gruppo dirigente e una nuova identità”.
Uno contro l’altra
Sugli ex dirigenti Schlein ribadisce: “Quando mi sono candidata ho chiarito subito le condizioni: venite liberi, o non venite affatto. Non sono nata ieri, sono nove anni che faccio politica”. La vice governatrice dell’Emilia Romagna ha ribadito la necessità di puntare su persone libere ed ha attaccato vecchi dirigenti che dopo essere usciti dal partito hanno iniziato a criticarla, parlando di politiche scellerate. “Sul Memorandum per la Libia. O sul Jobs Act: io ero in piazza con la Cgil. Parole altrettanto nette non le ho sentite dal mio competitor. Anzi. D’altra parte Bonaccini è diverso da me, è il vecchio modello. Un Pd già visto”. Bonaccini chiude parlando anche di “lotta per il salario minimo”, per la “sanità”, di “un’iniziativa straordinaria diplomatica dell’Ue sull’Ucraina”, e di un partito che non sia “chiuso in una ridotta, ma che torni a vincere”