Secondo un recente studio di Federcontribuenti, la situazione del mondo del lavoro in Italia è al collasso con appena più della metà della popolazione che ha un impiego con un guadagno mensile poco oltre i mille euro
La ricerca di un’occupazione e di uno stipendio adeguato è la principale preoccupazione di milioni di lavoratori in Italia. Ad oggi purtroppo si sta anche diffondendo l’allarme per il calo degli stipendi, che stanno indebolendo il potere d’acquisto degli italiani.
Sarà l’ambizione e la voglia di crescere professionalmente, ma anche la necessità di guadagnare di più, visto che l’aumento dei costi energetici e la spinta verso l’alto dei prezzi pesano sulle buste paga. Sono tante le persone che nel 2023 stanno considerando la possibilità di cambiare lavoro, e la ragione principale è proprio la ricerca di uno stipendio migliore.
Le recenti difficoltà economiche che sta attraversando la nostra nazione, nonostante la decisa ripresa dopo la pandemia, si stanno riflettendo nel quotidiano degli italiani, tra caro bollette, rincaro dei prezzi del carburante e un’inflazione che non allenta la sua morsa. A tutto questo si aggiungono anche i problemi derivanti dal mondo del lavoro alle prese con un tasso di occupazione tra i più bassi d’Europa e uno stipendio medio a dir poco complicato. E’ questa la fotografia che emerge infatti da un recente studio di Federcontribuenti sul mondo del lavoro italiano, con un tasso di occupazione fermo al 58%, mentre nel resto dell’Ue è del 70%, in più oltre la metà degli “occupati” percepisce anche uno stipendio inferiore a 1.100 euro e lavora senza turni, giorni di riposo e orari adeguati.
Insomma, se non siamo alla soglia della sopravvivenza poco ci manca. Sempre secondo Federcontribuenti, “a fornire il 95% della forza lavoro in Italia sono le aziende con meno di 10 dipendenti, proprio quelle che rientrano nella categoria dei clienti fissi di Agenzia delle entrate e della riscossione e delle banche”. Il 2023 tra l’altro sarà un anno particolare per i lavoratori, in quanto non tutti avranno l‘aumento dello stipendio tanto sperato e dichiarato dal governo. Vi sono infatti delle Province in cui la busta paga è addirittura diminuita. Firenze, Napoli, Taranto, Venezia e Aosta, alcune delle città più importanti che hanno visto una diminuzione media degli stipendi nell’ultimo anno. Pandemia, calo del turismo, crisi economica, queste le principali cause di un fenomeno che sta preoccupando non poco gli addetti ai lavori.
La situazione di certo non va meglio anche per i lavoratori professionisti a partita Iva. Infatti, sempre secondo lo stesso studio, solo l’1% dichiara di guadagnare più di 100mila euro, mentre il restante 95% fattura circa 30mila euro l’anno lordi. Un forfettario che guadagna 30mila euro l’anno pagherà di imposte circa 9mila euro, poi sarà costretto a detrarre stipendi, spese per energia, fornitori, affitti e prestiti con finanziarie. Evidentemente è impossibile per un imprenditore garantire uno stipendio adeguato ai suoi dipendenti se è costretto a vivere con solo il 30% di ciò che guadagna.
“Fin quando lo Stato preleverà il 70% del fatturato, gli stipendi saranno sempre pari a 2 euro l’ora e il numero di poveri è destinato a crescere”, afferma il presidente di Federcontribuenti Marco Paccagnella, “una situazione che ci costringerà a pagare sussidi su sussidi che impediscono investimenti volti allo sviluppo economico del Paese. Meno tasse sul lavoro significano stipendi più alti per tutti, meno sussidi e crescita economica per tutti. Un part time guadagna appena 700 euro al mese e il 55% dei contratti lavorativi odierni sono “part time”, ha concluso Paccagnella,