Qatargate, l’inchiesta si allarga sempre di più dopo che Panzeri ha svelato altri nomi: nel frattempo Brando Benifei ha voluto mettere in chiaro la sua posizione
Le novità in merito allo scandalo che riguarda il “Qatargate” non finiscono assolutamente. Soprattutto negli ultimi giorni dove Pier Antonio Panzeri, ex deputato al Parlamento Europeo, ha fornito altri nomi ai collaboratori della Giustizia di Bruxelles. Dichiarazioni a dir poco durissime le sue. Tanto da mettere, in seri guai, alcuni eurodeputati del Partito Democratico. In questa vicenda ha voluto dire la sua Brando Benifei. A dire il vero il 37enne ha voluto fare chiarezza in merito alla sua posizione. Ovvero smentendo categoricamente che né lui e nemmeno il suo assistente abbiano mai incontrato l’ambasciatore del Marocco, Abderrahim Atmoun (soprannominato anche “Il gigante“).
L’eurodeputato (dal 2014 e capo delegazione del Pd al Parlamento europeo dal 2019) ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni in una intervista al quotidiano “La Stampa“. Anche il suo nome, a quanto pare, è stato tirato in ballo da parte di Panzeri. Accuse che, però, il diretto interessato respinge direttamente al mittente. Anche perché non sarebbe stato affatto l’unico ad essere stati eletto nella comunità marocchina. Visto che sono stati fatti i nomi, appunto, di altri europarlamentari. In merito a ciò precisa: “Era stato Panzeri a insistere affinché ciò avvenisse, ma a me pareva inutile. Non mi interessava ed ora capisco tutto ciò“.
Benifei ha descritto Panzeri come un “criminale reo confesso”. Soprattutto perché sarebbe stato lui a spiegare, agli stessi magistrati, che voleva creare una relazione. La stessa che vedeva interessati i pagatori marocchini e, soprattutto, chi aveva un ruolo importante in Europa. Tanto da aggiungere: “Era lui che aveva un interesse ad accreditarsi presso il Marocco. Ma questo non significa che sia vero anche il resto della sua versione“.
In conclusione ci tiene a ribadire: “Sfido chiunque a dimostrare che il mio assistente partecipò a quell’incontro di Roma. Ed anche che io abbia mai incontrato questi rappresentanti delle comunità. Lo scarto tra me e Mercedes Bresso, prima dei non eletti dopo di me, è stato di 7 mila voti. Non mi pare di aver avuto bisogno dei voti di questacomunità. Anche perché con la stessa non ho mai avuto alcun tipo di contatto“.