Dal 1 marzo 2023 entrano in vigore le norme contenute nella riforma Cartabia per quanto riguarda le pratiche di divorzio e separazione, tante le novità soprattutto per quanto riguarda le convivenze e i figli in affido
Nuovo processo della separazione e del divorzio, da mercoledì 1° marzo si applicherà il nuovo rito unico, introdotto dalla riforma del Processo Civile. Si tratta della cosiddetta riforma Cartabia, avviata dall’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia. Le norme sono tra quelle contenute nella legge delega sul processo civile del precedente Governo della quale, lo scorso ottobre, è stato approvato il decreto legislativo di attuazione. L’obiettivo è arrivare a ridurre del 40% i tempi della giustizia civile.
Per divorziare bisogna prima separarsi e dopo la separazione è necessario attendere del tempo prima di dare il via al vero e proprio procedimento per la cessazione degli effetti civili del matrimonio. La separazione è quindi vista come un gradino intermedio e necessario, un adempimento “burocratico” attraverso cui passare per poter finalmente eliminare ogni legame con l’ex coniuge.
Entrano in vigore le nuove regole
Dal prossimo mese sarà più semplice portare a termine un divorzio o una separazione. Dal primo marzo 2023 entrano infatti in vigore le novità contenute nella riforma avviata dall’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia. Le nuove norme regoleranno le diatribe tra le coppie in crisi che decidono di separarsi o di chiedere il divorzio, con l’obiettivo di rendere più snelle e rapide le pratiche, e accorciare così i tempi. Al centro del nuovo diritto di famiglia le separazioni e i divorzi, quasi 150mila all’anno. I pilastri delle norme contenute nella legge delega sul processo civile, approvate dal governo Draghi, hanno l’obiettivo di fondo di ridurre del 40% i tempi nella giustizia civile. La novità principale è che con un unico atto si potrà richiedere separazione e divorzio giudiziale.
L’atto dovrà essere completo di ogni domanda, eccezione, prova e richiesta riconvenzionale da subito, e per ottenere il divorzio la sentenza di separazione sullo status dovrà essere passata in giudicato. Sarà, inoltre, necessario che la non convivenza sia ininterrotta. L’udienza del giudice dovrà tenersi entro 90 giorni dalla presentazione della documentazione. I figli saranno sempre ascoltati. Con il ricorso introduttivo la parte dovrà depositare un piano genitoriale con gli impegni quotidiani dei figli e le attività (il giudice potrà sanzionare il genitore che non ottemperi a quanto stabilito dal piano, una volta accolto) e allegare la situazione reale patrimoniale ed economica degli ultimi tre anni.
Entro ottobre 2024 nascerà il Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie. Si tratterà di strutture sia circondariali, nelle città più piccole, sia distrettuali. In tal modo si potrà superare l’attuale frammentazione di competenze, spaccate tra Tribunale ordinario, Tribunale per i minorenni (questo rimane in vigore, ma con funzioni più specifiche) e Giudice tutelare. Restano escluse da questo accorpamento solo le adozioni e i procedimenti di competenza delle sezioni Immigrazione. Una riforma sicuramente complessa e che sulla carta punta a snellire i procedimenti, ma che necessiterà di più personale, sia per quanto riguarda la cancelleria che la magistratura. L’importante è che, per fare più in fretta, non si perda di vista la cosa più importante: la giustizia.