Epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d’ufficio. 35 Pagine dalle quali emergono le ipotesi di reato per i 19 indagati dalla Procura di Bergamo nell’inchiesta Covid. Tra questi i nomi di Conte, Speranza, Fontana, Brusaferro. Notizie.com ha raccolto la testimonianza di chi, a marzo del 2020, ha perso un proprio familiare
Quando chiamiamo al telefono la signora Antonella Dell’Aquila, è ancora davanti la Procura di Bergamo, dove dalla tarda mattinata di oggi, l’associazione Sereniesempreuniti ha voluto testimoniare la propria riconoscenza per la chiusura dell’inchiesta sul Covid che ha portato ad indagare 19 persone.
Tra queste i nomi eccellenti di chi guidava la presidenza del Consiglio, di chi era a capo del Ministero della Salute, di chi governava e governa ancora la regione Lombardia. Nelle 35 pagine dell’atto di accusa della Procura emergono le ipotesi di reato: epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio. Il documento è firmato dal procuratore Maria Cristina Rota e dai pm Silvia Marchina, paolo Mandurino, Guido Schinina ed Emma Vittoria.
Emergerebbero dal documenti ruoli, responsabilità, scelte operate all’epoca in cui la pandemia di Covid 19 esplose in Italia. La giustizia, come si dice in questi casi, farà il suo corso, e gli indagati risponderanno delle accuse alla magistratura. Ma oggi Notizie.com ha voluto sentire le voci, la voce in questo caso, di chi in quel maledetto mese di marzo del 2020 ha perso genitori, figli, fratelli. Affetti che forse potevano essere salvati dal contagio.
Signora Antonella, qual è la sua storia? Chi le ha portato via il Covid arrivato in Italia, in Lombardia, nel marzo del 2020?
“Ho perso mio padre, si chiamava Pietro, aveva 77 anni. Aveva qualche leggero acciacco dovuto all’età, ma stava bene. I primi sintomi arrivarono il 12 marzo del 2020. Non venne mai visitato in casa. Mia madre pensava si trattasse di una banale influenza…ma era Covid purtroppo. Mio padre ha cominciato a non mangiare, a non camminare. Comprai un saturimetro per la pressione. Gli misuravo i valori dell’ossigeno nel sangue. Dopo una settimana che lo curavamo in casa, chiamammo un’ambulanza, lo portarono in ospedale e da lì non lo rivedemmo più”.
Purtroppo, la storia di migliaia di persone…
“In ospedale mio padre è restato per 3 settimane fino alla morte, avvenuta il 6 aprile successivo. Ogni giorno mi chiamavano per il “bollettino”, poi una settimana prima che se ne andasse mi dissero che lo avrebbero sedato per accompagnarlo alla fine…Ho visto la bara di mio padre tramite un’email, lo abbiamo potuto cremare dopo 3 settimane dalla sua morte. Al cimitero, senza funerale, eravamo solo in 4. Mi sarei dovuta sposare il 20 maggio successivo. Mi ricordo quei mesi, mio padre che provava l’abito col quale mi avrebbe dovuto accompagnare all’altare e che non ha mai indossato”.
E poi cosa è accaduto?
“Ho rimandato il matrimonio di qualche mese, mi sono ricordata le parole di mio padre prima che andasse in ospedale…”pensa a te”, mi disse. Lui mi ha dato la forza di andare avanti anche nella battaglia fatta con l’associazione dei familiari delle vittime del Covid Sereniesempreuniti. Ieri alla notizi della chiusura di indagini, ci siamo abbandonati ad un pianto dirompente. Abbiamo sciolto la tensione che andava avanti da 3 anni.
A freddo, oggi, cosa pensa di questa chiusura di inchiesta, dei nomi coinvolti nell’indagine?
“Che era quello che ci auspicavamo accadesse, e forse nemmeno ci aspettavamo un’indagine di questa portata. Adesso quei nomi eccellenti dovranno dare delle risposte, quelle che a noi ci hanno sempre negato. Non siamo mai stati ascoltati come parenti delle vittime, come associazione. La nostra , la mia, è una gioia strana, che ci ricarica verso il secondo atto di una battaglia verso la verità. Avevamo fiducia nella giustizia, ora ne abbiamo ancora di più”.