Inchiesta sul Covid a Bergamo: indagini chiuse, 19 indagati anche nomi eccellenti. Tre filoni relativi all’inchiesta, tra questi la mancata istituzione della zona rossa a Nembro ed Alzano. A Notizie.com parla Consuelo Locati, legale delle vittime dell’ associazione Sereniesempreuniti.
Si sono dati appuntamento fuori dalla procura di Bergamo questa mattina. Testimonieranno la propria gratitudine per “l’immane lavoro svolto in questi tre anni”. Ci saranno i parenti delle vittime del Covid della provincia lombarda e i legali che li assistono e che in questo tempo hanno cercato la verità.
Ecco perchè Notizie.com ha voluto sentire direttamente la voce, il pensiero di Consuelo Locati, avvocato che difende la causa dell‘associazione Sereniesempreuniti che dal 23 dicembre del 2020 ha avviato una causa civile a Roma, citando negli atti la Presidenza del Consiglio, il Ministero della Salute e la Regione Lombardia.
Nella tarda serata di ieri, irrompono le indiscrezioni giornalistiche sulla chiusura di indagini dell’inchiesta condotta dalla Procura di Bergamo. 19 Sarebbero gli indagati, tra questi potrebbero figurare i nomi di Conte, Speranza, Fontana e Gallera, ovvero l’ex premier, l’ex ministro della Salute (entrami hanno commentato le indiscrezioni a mezzo stampa dicendosi disposti a collaborare con la procura) l’attuale governatore della Lombardia e l’ex assessore della medesima regione. 3 I filoni di inchiesta relativi all’inchiesta, tra questi anche la mancata istituzione di una zona rossa nei comuni di Nembro e Alzano. “Abbiamo pianto, io stessa ho pianto quando ieri sera ho appreso delle indiscrezioni riportate dai giornali“, cosi a Notizie.com l’avvocato Locati.
Avvocato, inevitabile chiederle quello che prova alla luce di queste indiscrezioni giornalistiche…
“Appunto, sono indiscrezioni e come tali vanno lette e commentate. Ma da quello che apprendiamo la Procura di Bergamo ha dato una risposta importante ai familiari delle vittime di Covid, scomparse 3 anni fa. Ha onorato chi ci ha lasciato e chi è sopravvissuto. Noi, con la nostra associazione, non abbiamo mai cercato la vendetta. Abbiamo invece sempre voluto la verità, la chiarezza. Dunque queste risultanze potrebbero essere davvero la risposta alla verità che inseguivamo e inseguiamo ancora”.
Si tolga la toga da avvocato e indossi gli abiti della figlia che ha perso il proprio padre…Cosa ha provato?
“Abbiamo pianto, ho pianto. Mio padre è morto il 27 marzo del 2020. Aveva 78 anni. E stava bene. Questo è un grande riconoscimento alla memoria per la strage che abbiamo subito. L’associazione Sereniesempreuniti è depositaria di questa memoria, che qualcuno, senza poter fare ancora nomi, ha tentato di riscrivere. “E’ stato uno tsunami”, ci dicevano. Per noi familiari, per noi dell’associazione (oggi siamo oltre 64o famiglie) quanto accaduto a Bergamo è stata la conseguenza di decisioni non prese. ovvero il mancato intervento della zona rossa. Ora questa inchiesta, servirà per dare un impulso diverso ed elementi probatori utili alla causa civile che abbiamo intentato su Roma dal 23 dicembre del 2020″.
Dovete dire dei grazie e magari puntare invece il dito contro qualcuno?
“Abbiamo letto la documentazione prodotta dal professor Crisanti, e mi pare di capire che, cosa che sostenevamo anche noi, migliaia di persone potessero essere salvate. Dobbiamo riconoscere l’estremo coraggio della procura di Bergamo, quando altrove invece le inchieste sono state archiviate. Non parlo degli indagati. Sono un avvocato e so che occorre aspettare che le notizie siano ufficiali e che la giustizia faccia il suo corso, però posso dire che chi ricopre incarichi pubblici è anche un uomo e che dunque deve rispondere delle conseguenze delle proprie azioni. E poi chiudo così: chi ha ottenuto di nuovo il consenso elettorale, ora dovrebbe fare una riflessione“.