Il deputato di Fratelli d’Italia sulla scelta di convocare il Consiglio dei Ministri a Cutro. “Ci possiamo dividere sulle cause, ma di fronte a tragedie come queste bisognerebbe evitare di fare propaganda”
“Il Consiglio dei ministri è convocato per giovedì 9 marzo 2023 nel Comune di Cutro (Crotone). La riunione si terrà nel corso del pomeriggio. Saranno successivamente comunicati l’orario, la sede e l’ordine del giorno”. È quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi. Il Governo ha quindi deciso di far sentire la propria presenza dopo la strage di Cutro. Un impegno forte, per dare un messaggio e far sentire alla popolazione la presenza delle istituzioni.
Se dai banchi dell’opposizione, la scelta del Governo è stata bocciata e giudicata “tardiva”, le forze politiche della maggioranza applaudono alla decisione di spostare l’intero consiglio dei Ministri a Cutro. “Mi sembra un’idea azzeccata e dimostra la vicinanza del governo ad una delle questioni umanitarie più delicate della nostra epoca”, ha ribadito in esclusiva ai nostri microfoni Massimo Ruspandini, deputato di Fratelli d’Italia.
Senatore Ruspandini, la scelta del Governo di spostare l’intero Consiglio dei Ministri a Cutro è anche una risposta del Governo?
“Assolutamente si. E’ la dimostrazione che davanti a tragedie come queste bisognerebbe unirsi, piuttosto che cercare le polemiche. Magari ci può dividere sulle cause di questa tragedia. Noi abbiamo un’idea precisa sulle cause scatenanti di questo che è un fenomeno planetario”.
L’Europa può fare qualcosa, magari realizzando delle leggi specifiche?
“Certo, ma non solo. Ritengo che sia giusto immaginare una serie di concomitanze di fattori. L’Europa è chiamata a fare il proprio dovere, ma anche gli organi di informazione e la politica dovrebbero rispondere in modo diretto. Tutti hanno una loro responsabilità”.
Stampa e politica: “Ecco cosa andrebbe fatto”
Quale sarebbe la responsabilità degli organi di stampa?
“Chi dirige l’informazione non può mettersi dalla parte degli scafisti, che rappresentano uno dei più grandi problemi della gestione del processo migratorio. Le persone che si affidano a loro sono soprattutto vittime degli scafisti. E’ necessario disincentivare le partenze, che da viaggi della speranza si trasformano in suicidi collettivi”.
La politica che risposte deve dare?
“Davanti a fenomeni di questa portata, che superano di gran lunga le condizioni normali dei singoli Stati, vanno cercate delle risposte che non siano estemporanee, ma figlie di passaggi politici ben definiti. Non si può ragionare singolarmente. L’Europa ha l’obbligo di dare risposte univoche sulla gestione dei flussi migratori e su questo argomento andrebbe cessata la propaganda, che spesso rischia di essere giustificazionista. Noi non abbiamo mai chiuso ad un certo tipo di immigrazione. Ma ci battiamo per combattere quella clandestina, che agisce grazie alle rotte degli scafisti. Quello purtroppo, rappresenta un dramma nel dramma”.