Dopo aver rilasciato delle dichiarazioni divisive, Idris Elba si è scagliato con fermezza contro la violenza dialettica dei social.
Recentemente Idris Elba ha dichiarato con fermezza di non accettare più la limitante etichetta di ‘attore nero’, poiché la presenza di questa semplicistica categorizzazione rappresentava di per una supposta differenza tra le diverse etnie.
Nel corso degli ultimi giorni si è consumata sui social una sterile polemica su tali affermazioni, in cui si recriminava all’attore statunitense di aver di fatto negato la sua identità, venendo meno ad un importante ruolo sociale. Elba ha ovviamente replicato, manifestando un certo livore nei confronti di queste sterili polemiche.
La libertà di non sentirsi un attore nero
Queste le dichiarazioni originarie di Elba: “In quanto umani, siamo ossessionati dalla razza, ma questa ossessione può minare le aspirazioni delle persone e la loro crescita. Certo, si dovrebbe parlare di razzismo. Il razzismo esiste, ma dalla mia prospettiva diventa più potente se glielo permetti. Ho smesso di definirmi ‘attore nero’ quando ho capito che mi incasellava. Dobbiamo crescere, è necessario. La nostra pelle non rappresenta nulla, è solo pelle”.
In seguito alle critiche ricevute, Elba si è nuovamente espresso: “Oramai ho 50 anni e capisco la paura di dire troppo, di dire più del voluto. In quest’epoca che viviamo è davvero difficile avere un’opinione se sei una figura pubblica, perché ogni singola parola viene esaminata fino all’estremo, presa fuori contesto e buttata in qualche discussione da bar sui social media”. Il protagonista del prossimo Luther: Verso l’inferno, ha poi concluso: “È una mia prerogativa decidere di non definirmi attore nero. Mia, di nessun altro. Perciò su quali basi la gente si permette di dire che sto ‘negando la mia identità nera’?. Ma vi pare? Dove l’avrei negata? E per cosa? È tutto così stupido”. Oltre alla ferocia delle critiche ricevute, è da evidenziare la pericolosa e dilagante tendenza, presente sui social, di giudicare le sensibilità individuali, in virtù di battaglie sociali non riconducibili all’esperienza del singolo.