In tema migranti (anche se in questo caso ‘economici’) ha voluto dire la sua anche il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci. Lo ha fatto con una intervista che ha rilasciato al quotidiano ‘La Stampa’
La richiesta di Musumeci è quella che l’Italia possa aprire le porte ai migranti economici. Questo, e molto altro ancora, è quello che ha voluto ribadire il ministro delle Politiche del Mare. Ovvero fermare uno stillicidio che, nel corso degli ultimi anni, ha provocato un numero impressionante di vittime nel Mediterraneo. Secondo quanto riportano gli ultimi dati pare che siano almeno 26mila i morti. Nel corso dell’intervista ci ha tenuto a ribadire che i corridoi umanitari di certo non bastano per poter colmare le migliaia di posti di lavoro che gli italiani non riescono ad occupare.
Queste sono alcune delle parole che l’ex governatore della Sicilia ha rilasciato: “Parlo da siciliano e soprattutto da uomo che ha vissuto il dramma dell’emigrazione in famiglia. Ed è per questo motivo che chiedo che si possa avviare un processo graduale di accesso pure per i migranti economici“. In merito ad un incontro che è stato effettuato con Antonio Bravetti, si è parlato del fatto che Confindustria ha rivelato una cifra molto importante di posti vacanti: si parla di almeno 300mila. “Una nuova forza lavoro diventa realmente necessaria. L’arrivo di migranti deve avvenire in sicurezza e proseguire con un graduale processo d’integrazione“.
Il ministro ha continuato dicendo: “Nel passato l’Italia è riuscita a portare dei risultati soddisfacenti. L’integrazione è un processo lento ma inevitabile“. Per quanto riguarda la situazione dei migranti economici immagina un processo graduale di accesso che potrebbe essere avviato. Anche se non si sa ancora quando. Il pensiero della premier Giorgia Meloni, invece, è quello di puntare su altri fattori: ovvero la cooperazione e la crescita.
Soprattutto dei paesi poveri da cui provengono i migranti. “Privarli di risorse vuol dire danneggiare quei territori. E condannarli al degrado economico e sociale“. In conclusione ha fatto sapere (più che altro ricordare) che in Italia, negli ultimi 30 anni, la delegittimazione del lavoro manuale ha prodotto un danno non indifferente ai giovani.