Peste Suina Africana, adesso è allarme. Tanto è vero che è stata emanata una nota ufficiale: si punta ad una possibile soluzione
Una vicenda, quella delle peste suina africana (conosciuta come PSA), che incute sempre più preoccupazione. E non potrebbe essere altrimenti visto che, nelle ultime 24 ore, si sono registrati altri tre casi. Un vero e proprio allarme che è stato lanciato. Una minaccia non da poco per il settore suinicolo italiano. Non solo: in molti preannunciano una catastrofe già annunciata. Tanto è vero che nessuno intende perdere più altro tempo prezioso. Nelle ultime ore è stata presentata una interrogazione al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ed a quello dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida.
A presentare questo testo ci ha pensato direttamente l’onorevole Matteo Richetti (di Azione). L’obiettivo è quello di evitare delle conseguenze che, a lungo andare, potrebbero essere disastrose. Nella nota, che è stata diffusa proprio dall’Associazione, ci tengono a ribadire che si tratta di un virus che colpisce cinghiali e maiali. Non una preoccupazione per l’uomo. Già in alcune regioni del nostro Paese sono presenti alcuni casi come Sardegna, Piemonte, Liguria e Lazio. Nel caso in cui la malattia dovesse arrivare ad un livello preoccupante allora molti allevamenti di maiali (in particolar modo Lombardia ed Emilia-Romagna) sarebbero seriamente a rischio. Una strage per il settore.
Anche perché, se così dovesse essere, si potrebbe verificare l’abbattimento di tutti i capi di bestiame e blocco dell’esportazione di prodotti a base di carne suina. Basti pensare che i tempi di ripresa potranno essere misurati in anni. Per non parlare delle perdite economiche che non potrebbero assolutamente passare inosservate. Una terribile notizia per le DOP ed il Made in Italy. Anche se, a dire il vero, una soluzione a questo problema c’è eccome. Bisognerebbe prendere spunto da altri due Paesi europei come il Belgio e la Repubblica Ceca.
Queste ultime due, infatti, sono riusciti a sconfiggere la peste. Tanto da agire subito con un protocollo che, alla fine dei conti, ha funzionato alla grande. In cosa consiste? Avere delle limitazioni ferree delle zone infettate e da quelle definite “cuscinetto”. All’interno, però, non ci devono più essere attività umane. Un piccolo esempio? Anche le ruote dell’auto oppure le scarpe delle persone potrebbero diffondere il virus dalle zone infettate.