Il Pontefice racconta in un’intervista concessa a RSI di aver provato a fare da mediatore, trovando però il rifiuto da parte della Russia: “Quando ho chiesto di andare lì per negoziare, mi scrisse Lavrov dicendomi che non era il momento per farlo”
Nei suoi dieci anni di pontificato, sono tante le situazioni con le quali Papa Francesco si è dovuto confrontare. Nel corso di questo lasso di tempo è inevitabilmente invecchiato, gli acciacchi si fanno sentire sempre di più, ma nonostante questo, come aveva spiegato lo scorso 2 febbraio durante il suo viaggio in Congo, il Pontefice ritiene “che il ministero del Papa sia ad vitam” e di conseguenza di non pensare alla possibilità di dimissioni, aperta da Benedetto XVI, se non in casi eccezionali. Delle possibilità che potrebbero portarlo a pensare di lasciare di cui ha parlato in un’intervista alla Rsi, la radiotelevisione svizzera di lingua italiana, rispondendo alle domande del giornalista Paolo Rodari: “Una stanchezza che non ti fa vedere chiaramente le cose. La mancanza di chiarezza, di sapere valutare le situazioni. Anche il problema fisico, può darsi. Su questo domando sempre e seguo i consigli“.
Di certo la nuova condizione in carrozzina lo limita molto: “Mi manca camminare, andare per la strada. Camminavo tanto. Usavo la metro, il bus, sempre con la gente“. Papa Francesco ha poi parlato del capitolo guerra: “In poco di più di cent’anni ci sono state tre guerre mondiali:’14-18, ’39-45 e questa, che è una guerra mondiale. È cominciata in pezzetti e adesso nessuno può dire che non è mondiale. Le grandi potenze sono tutte invischiate. Il campo di battaglia è l’Ucraina. Li lottano tutti. Questo fa pensare all’industria delle armi. Si fa la guerra, si vendono le armi vecchie, si provano le nuove“.
Papa Francesco, dalla guerra in Ucraina alle Benedetto XVI
Un discorso che non riguarda solo l’Ucraina: “Penso in particolare allo Yemen, la Siria, i poveri Rohingya del Myanmar. Perché queste sofferenze? Le guerre fanno male. Non c’è lo spirito di Dio. lo non credo nelle guerre sante“. Il Pontefice rivela anche cosa direbbe adesso a Putin – conosciuto prima dell’invasione dell’Ucraina se lo incontrasse: “Gli parlerei chiaramente come parlo in pubblico. È un uomo colto. Il secondo giorno della guerra sono stato all’ambasciata di Russia presso la Santa Sede a dire che ero disposto ad andare a Mosca a patto che Putin mi lasciasse una finestrina per negoziare. Mi scrisse Lavrov dicendo ‘grazie ma non è il momento’. Putin sa che sono a disposizione. Ma lì ci sono interessi imperiali, non solo dell’impero russo, ma degli imperi di altre parti“.
Nel corso della lunga intervista c’è modo anche di parlare di Benedetto XVI: “È un uomo di Dio, gli voglio tanto bene. L’ultima volta che l’ho visto è stato per Natale. Quasi non poteva parlare. Par-lava basso, basso. C’era bisogno che traducessero le parole. Era lucido. Faceva domande: come va questo? Era aggiornato su tutto. Era un piacere parlare con lui. Gli chiedevo pareri. Dava il suo parere, ma sempre equilibrato, positivo, un saggio. L’ulti-ma volta però si vedeva che era alla fine“.